La rifugiata dall’orchestra alla musica in strada

Olena vive in città e suona il flauto ad Ancona: "Sono fuggita dall’Ucraina per la guerra, ora cerco lavoro in un’orchestra italiana"

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di Nicolò Moricci

"Basta guerra, la musica vincerà". È questo l’appello di Olena Kocherga, ucraina di Zaporizhia. Fuggita da una guerra che ancora oggi devasta vite, palazzi e famiglie nell’est Europa, Olena (40 anni) vive a Civitanova. È vestita con abiti pesanti, intirizzita dal freddo in una comune domenica di dicembre. Una signora minuta, dai capelli biondi. Indossa un cappotto marrone, pantaloni pesanti e scarpe spartane. Uno zaino buttato a terra sul viale della Vittoria e un piedistallo con la bandiera ucraina. A risaltare però è la foto in cui appare felice, vestita di blu, su un palcoscenico di un teatro della sua città, Zaporizhia. Contornata da musicisti, intenta a suonare il flauto, il suo unico compagno ad averla seguita in un lungo e tortuoso viaggio della speranza in fuga da morte e disperazione. Non serve intendersi di musica per decidere di lasciarle qualche spiccio all’interno della scatolina bianca ai suoi piedi. I più sono infatti colpiti dallo stendardo giallo-blu. Il ticchettio delle monete fa scattare il "grazie" di Olena, costretta a fare l’artista di strada per tentare di mettere insieme il pranzo con la cena: "Sono fuggita dal mio Paese a causa della guerra". E pensare che lei, in Ucraina, fino a pochi mesi prima dello scoppio del conflitto, si esibiva come primo flauto e solista dell’orchestra sinfonica cittadina. "Sono primo flauto e solista – ribadisce. Anzi, forse è meglio dire ‘ero primo flauto e solista’". Interloquiamo in un italiano frammentato: "Non so se riesco a rispondere alle sue domande, non parlo bene l’italiano". Chiediamo se preferisca l’inglese, ma pure così l’intervista risulta difficoltosa. La maestra Kocherga fa sapere che le dispiace, ma parla poco l’inglese. Insistiamo e sorride raccontandoci un po’ della sua storia. Lo fa a bassa voce, quasi con distacco: "Sono arrivata in Italia il 15 marzo di quest’anno, qualche settimana dopo l’inizio della guerra", prosegue. Nello zaino, il suo flauto color argento e qualche vestito di ricambio. Chiediamo come stiano i suoi familiari che ha lasciato a migliaia di chilometri da qui, ma Olena glissa: "Non ho famiglia, solo my boyfriend", cioè – tradotto – solo il suo uomo. "Con lui, ci sentiamo ogni giorno, sta a Zaporizhia. Se combatte nell’esercito? Non più", spiega. Domandiamo se le manchi la sua città: "Sì, mi manca tutto del mio paese, lavoro, amici, casa. Voglio tornare là". Poi, mostra la foto davanti al leggio che regge gli spartiti: "Questa con l’abito blu sul palco sono io. Adesso, cerco lavoro in un’orchestra italiana, non solo nelle Marche". Poi, tenta di congedarsi: "Devo riprendere a suonare, ho bisogno di soldi". La salutiamo, dopo il suo ultimo appello: "Basta guerra, vi prego. La musica vincerà".