
"I termini per presentare le richieste sulle nuove Pietre d’Inciampo sono scaduti". Un’ulteriore conferma sulla vicenda, se ce ne fosse bisogno, arriva dallo storico Marco Labbate, membro dell’Istituto di Storia delle Marche. Il suo, all’interno del Tavolo della Memoria, l’organismo inaugurato nel 2017, è un ruolo centrale, di grande spessore e delicatezza. Stiamo parlando del soggetto a cui spettano le ricerche sulle persone a cui intitolare una Pietra d’Inciampo.
C’è stato sempre lui dietro alle 26 pietre commissionate all’artista tedesco Gunter Demnig che da decenni realizza le speciali opere d’arte posizionate a terra nei selciati in prossimità delle abitazioni dei deportati vittime dei campi di sterminio nazisti. Ricerche a volte molto complicate, in altri casi entusiasmanti: "Ci sono storie incredibili dietro ogni tragedia della Shoah _ racconta Labbate al Carlino _. Ne vorrei citare qui una in particolare, quella dedicata a Nella Montefiori, una maestra elementare anconetana che visse nel capoluogo dorico fino al 1938, fino alle leggi razziali, per poi scappare a Roma. Dopo la cattura è stata deportata ed è morta a Auschwitz. Nel gennaio del 2020, ossia le ultime pose ad Ancona prima della pandemia. Di lei non esisteva neppure una foto per ricordarla. Alcuni anni fa una sua parente è venuta a conoscenza di quella drammatica pagina di storia. Mancava sempre la foto, poi recuperata appunto in quei giorni del 2020 grazie a una anconetana che aveva saputo della Pietra d’Inciampo dedicata alla Montefiori di cui conservava una foto dai tempi dell’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Di questi episodi ce ne sono tanti e ogni volta ricostruire le vicende dei deportati non è semplice. La maggior parte delle vittime erano di religione ebraica, ma ci sono stati tanti antifascisti laici. Addirittura ne abbiamo dedicata una a un convinto fascista che partecipò alla Marcia su Roma nell’ottobre del ‘22", ma che poi prese le distanze fino a diventarne una vittima".
Storie che andrebbero impresse nella memoria, al contrario vittima di un lento ma costante revisionismo. Labbate racconta l’iter del Tavolo della Memoria con un accenno relativo ai costi dell’operazione, come già ricordato finanziata dal Consiglio regionale: "Non si tratta di cifre enormi, tutt’altro. Lei pensi che per realizzare una singola pietra servono tra i 120 e i 150 euro, soldi destinati all’artista tedesco. Come già ricordato, ormai Demnig non riuscirà a realizzare le pietre per Ancona e per le Marche, i tempi si sono dilatati troppo. Peccato, dopo due anni e mezzo di stallo era nostro desiderio collettivo tornare a celebrare questa iniziativa della memoria. Prima è stato il Covid adesso un ritardo istituzionale".