"La Vestale, omaggio e tributo al femminile"

L’opera di Spontini apre la stagione lirica del Pergolesi. Il regista Falaschi: "Nella messinscena il parallelismo tra la protagonista Giulia e la Callas è inevitabile"

"La Vestale, omaggio e tributo al femminile"

L’opera di Spontini apre la stagione lirica del Pergolesi. Il regista Falaschi: "Nella messinscena il parallelismo tra la protagonista Giulia e la Callas è inevitabile"

"Un omaggio e un tributo al femminile" e "una contemporaneità che spero possa arrivare a tutti".

Così Gianluca Falaschi alla regia, scene e costumi de "La Vestale" di Gaspare Spontini in scena il 18 ottobre alle 20,30 (in anteprima giovani mercoledì prossimo) e in replica il 20 al teatro Pergolesi, per la 57esima stagione lirica di Tradizione. Nella lettura di Falaschi la figura della Vestale richiama inevitabilmente un momento chiave della storia dello spettacolo italiano: l’incontro tra il regista Luchino Visconti e Maria Callas, nel 1954, sul palcoscenico della Scala.

"In questa messa in scena – aggiunge il regista nel presentare l’opera nel foyer del Pergolesi – il parallelismo tra Giulia protagonista della Vestale e la Callas è inevitabile. Entrambe sono donne sotto pressione costante, schiacciate dalle aspettative della società e dal peso della propria leggenda personale. La vita della Callas segnata dal sacrificio della propria identità in nome dell’arte, riflette perfettamente il destino di Giulia costretta a rinunciare ai propri desideri per preservare la purezza del proprio ruolo sacro. Come Maria Callas, Giulia è una figura osservata giudicata e spinta verso una perfezione insostenibile, un peso che alla fine si rivela schiacciante. Tutte le figure intorno a Giulia sono fondamentali per chiarire la sua posizione tenendo conto che in questa messa in scena sono tutte proiezioni della mente di un’artista nell’atto di spogliarsi delle sacre vesti di Divina per abbracciare, o almeno tentare di abbracciare, gli abiti terreni della donna innamorata. Alla fine rimarrà solo l’abito, il simbolo vuoto della diva divorata dal palcoscenico, dal pubblico e dal teatro stesso, perdendo per sempre la propria identità personale".

"La Grande Vestale mi somiglia molto più di quanto pensassi – sottolinea Daniela Pini -. Una figura molto complessa, di grandi contrasti". In scena la versione originale in lingua francese su libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy, con revisione sull’autografo della Scuola di Filologia dell’Accademia di Osimo. Nuova la produzione, che unisce Fondazione Pergolesi Spontini (capofila), Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Ravenna Manifestazioni. La direzione musicale è affidata ad Alessandro Benigni, regia, scene e costumi sono affidati appunto a Gianluca Falaschi, le coreografie sono di Luca Silvestrini, light designer è Emanuele Agliati. Suona l’Orchestra La Corelli, il Coro è del Teatro Municipale di Piacenza.

Protagonista nel ruolo di Julia, la giovane vestale innamorata, è Carmela Remigio, affiancata dal baritono Bruno Taddia nel ruolo del generale Licinius. Joseph Dahdah canta Cinna, Daniela Pini è la Grande Vestale, Adriano Gramigni interpreta il Gran Pontefice, con Massimo Pagano nella doppia veste di capo degli Aruspici e di console. Biglietti da 15 a 70 euro: 0731 206888. Grazie ad un nuovo accordo con Ferrovie previsto uno sconto del 10% sui biglietti delle opere per chi raggiungerà Jesi in treno, una promozione valida anche per gli abbonati regionali.

Sara Ferreri