"La vita di Van Gogh tra video e musica"

Marco Goldin martedì porta al tearo delle Muse uno spettacolo che racconta gli ultimi giorni del maestro

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Dopo la fortunata tournée con ‘La grande storia dell’impressionismo’ Marco Goldin torna in teatro con un nuovo spettacolo, ‘Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato’, di cui cura anche la regia.

L’appuntamento è per martedì (ore 21, biglietti su www.ticketone.it e www.vivaticket.com, prezzi da 36 a 22 euro; info 085.9047726 e www.besteventi.it) al Teatro delle Muse di Ancona.

Lo spettacolo fa parte di un vasto progetto omonimo costituito da un romanzo, una serie di cinque puntate in podcast e appunto la rappresentazione teatrale, con il contributo eccezionale delle musiche di Franco Battiato.

Goldin racconta con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente le ultime settimane della vita di Van Gogh, immaginando che l’artista avrebbe potuto tenere un diario proprio in quelle settimane finali. Per questo gli presta la sua voce, ovviamente mai staccandosi dai fatti realmente accaduti.

Goldin, è una sfida portare l’arte in teatro o il nome del grande maestro Van Gogh è garanzia di successo anche in questa forma?

"Alcuni giorni fa per la data zero a Salsomaggiore abbiamo riempito subito un teatro da 600 posti. Il pubblico ha trovato lo spettacolo molto emozionante. E’ un lavoro teatrale che si può vedere come un film. A contare sono soprattutto i quadri, le immagini, l’animazione visiva di grande impatto. Abbiamo effettuato le riprese in Olanda, Belgio e Francia, utilizzando un drone".

A livello tecnico che immagini sono?

"Ad alta risoluzione, in 4K. Si vedranno i luoghi che l’artista ha ritratto dei suoi dipinti, dai campi di grano alla casa di Auvers. Luoghi affascinanti, come la Provenza dove Van Gogh trascorse l’ultimo periodo della sua vita".

Come si presenta il palcoscenico?

"Ci sono vari schermi e una passerella. Percorrendola si ha un effetto immersivo: è come se il pubblico mi vedesse nei luoghi di Van Gogh. Gli schermi sono in 4K, ma c’è anche un ledwall lungo sette metri. Ho preferito puntare più sul 4K, in quanto garantisce un’atmosfera più intima. In certi momenti me ne vado dal palco, lasciando che a parlare siano le immagini".

E le musiche di un certo Franco Battiato. Quali brani ha scelto?

"Beh, alla fine, quando parlo delle musiche, scatta un applauso immenso. C’è una sintonia incredibile con le immagini. Ho scelto brani strumentali tratti da ‘Gilgamesh’, opera che ho saccheggiato, ‘Telesio’ e il brano ‘Klavier’, usato più volte".

Ma chi era veramente Van Gogh? Di solito ci si sofferma sull’aspetto ‘patologico’ della sua complessa personalità.

"Il mio Van Gogh è un uomo assetato di verità, che nel corso della sua esistenza vive anche momenti di felicità. Certo cinema e certa letteratura deteriore hanno voluto puntare sulla pazzia, sulla povertà. Dire che non era pazzo è come rompere un mito. A me interessano i lati positivi, come il suo rapporto con la natura e il paesaggio".

La sua sofferenza psichica però è una realtà. Si parla di depressione...

"Van Gogh, che era in grado di autoanalizzarsi, parlava di ‘malattia malinconica’. Ma la sua è una malinconia attiva, che si risolve nella produzione artistica. Per questo non parlerei di depressione".

Raimondo Montesi