PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

L’anno zero del porto: è tutto fermo. Viaggio nelle 28 banchine dimenticate

Mentre si annunciano grandi interventi per il futuro, il presente non affronta le emergenze dello scalo: lavori iniziati e mai finiti, zone abbandonate, progetti bloccati. E per gli imbarchi neanche un punto ristoro .

L’anno zero del porto: è tutto fermo. Viaggio nelle 28 banchine dimenticate
L’anno zero del porto: è tutto fermo. Viaggio nelle 28 banchine dimenticate

Dal futuro di una ‘Penisola‘ strategica che richiederà anni per essere realizzata a un presente di quasi totale immobilismo: ecco il viaggio del Carlino lungo 28 tappe che costellano il porto di Ancona, una per ognuna delle sue banchine. Governo, Regione, Comune e Autorità portuale, allineate dalla cosiddetta ‘filiera istituzionale’, puntano ormai sull’opera del futuro, ma intanto l’attualità richiede interventi per affrontare le urgenze che rischiano di trasformarsi in triste sudario. Un vantaggio, inoltre, avere sia il governatore che il sindaco con le deleghe proprio al porto. Le parole del presidente dell’Autorità di Sistema del Medio Adriatico, Vincenzo Garofalo, inserite nell’intervista pubblicata ieri dal nostro giornale, confermano le intenzioni di guardare avanti senza accorgersi forse cosa stia accadendo adesso: dal Porto Antico alla vasca di colmata passando per i lavori iniziati e abbandonati, i progetti fermi e le vecchie banchine che scricchiolano. A partire dalla 23, asse portante della nuova darsena, resa inagibile dalla vetustà dell’opera e bisognosa, come è stato in passato per la 22 e la 13, di un importante intervento di bonifica.

La road map del Carlino è partita ieri dal Porto Antico, dalla sede dei vigili del fuoco alla mensa della Fincantieri. A parte un paio di navi militari, i rimorchiatori e una barca a vela sequestrata (dal molo 1 al numero 4), il molo Rizzo viene ormai usato come parcheggio anche d’estate invece di organizzare eventi. La banchina 7, dove un tempo venivano effettuati gli allestimenti da Fincantieri, non è utilizzata. Chi si imbarca alla 8, una volta superato il varco della facility non sa più dove comprare una bottiglietta d’acqua o un caffè e si protegge sotto le tensostrutture realizzate in occasione del Giubileo del 2000 al molo Woytjla. Nell’altra facility, al varco Da Chio, c’è un furgone che vende panini e bevande: l’unico punto di ristoro per chi si deve imbarcare, in un porto che fa circa 1,2 milioni di passeggeri l’anno. La banchina 11 è usata per gli approdi così come la 13, ristrutturata dalla vecchia presidenza dell’Authority. L’edificio che ospita l’Autorità portuale ha perso per sempre il ristorante La Terrazza e la parte retrostante della banchina è fuori uso.

I veri problemi, tuttavia, arrivano sull’altro versante dello scalo, oltre il Lazzaretto e il porto peschereccio e vongolaro, anche se un capitolo a parte forse la meriterebbe l’ex Fiera della Pesca: la struttura è rimasta nello stesso stato di abbandono. Dove ieri mattina è approdata la Ocean Viking, dalla 19 alla 21, i lavori di sistemazione non sono mai partiti: spazi non asfaltati, polvere, erbacce, macchinari e pezzi di gru abbandonate, rifiuti. I lavori della parte retrostante della 22, partiti con la vecchia presidenza, procedono molto lentamente e spesso sono fermi. Detto della 23, un altro problema molto serio per la struttura tecnica dell’Ap, il vero nodo strategico riguarda la 27 e la 28, ferme a causa di contenziosi, solo in parte risolti, senza dimenticare il punto interrogativo del dragaggio dei fondali. I progetti dalla 26 alla 28 facevano parte del Piano Regolatore portuale Lacava del 1984: sono passati quasi 40 anni e, tranne la 26 pienamente operativa, le altre due oggi sono una palude. Lì dove il ‘braccio’ della penisola dovrebbe attaccarsi per collegare la diga di sovraflutto.

Concludiamo con l’ex Tubimar: l’area è stata dissequestrata da più di un anno, ma ancora le demolizioni devono partire. L’Ap si occuperà della delicata rimozione del materiale combusto nell’incendio scoppiato esattamente oggi tre anni fa.