Lascia un milione di euro alle due badanti Ma le cugine fanno bloccare il testamento

Le volontà di un 66enne jesino sono state impugnate dai familiari più stretti rimasti: "Ha firmato quando non era in grado di capire".

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di Alessandro Di Marco

Il giudice Alessandro Di Tano del Tribunale di Ancona blocca la maxi eredità del valore complessivo di oltre un milione di euro lasciata da un 66enne jesino per volontà testamentaria alla badante rumena e ad una sua amica-collega. Il provvedimento di sequestro e congelamento preventivo dei beni potrebbe segnare una prima svolta nell’intricata vicenda del mega lascito conteso, scattata in primavera, dopo il decesso dell’uomo che negli ultimi tempi risiedeva a Fabriano.

Nel 2018 attraverso un notaio, era stato sottoscritto il testamento firmato dallo stesso uomo (celibe e senza figli) in cui si stabiliva l’assegnazione dell’abitazione jesina di proprietà e degli averi in denaro con beneficiarie la badante oggi 42enne e la sua connazionale, ugualmente residente in zona, di 31 anni. Appena avvenuto il decesso del 66enne che risale al marzo scorso, in qualità di eredi naturali, le quattro cugine (residenti tra Jesi e Ancona) hanno deciso di impugnare il testamento, affidandosi all’avvocato Luigi Fiori. Una volta effettuati tutti gli accertamenti di rito anche sulle effettive proprietà dell’uomo, sembrava che sulla scorta del sigillo testamentarie risalente a due anni fa, fossero proprio le due rumene a ricevere il copioso sussidio. Ma nelle settimane scorse è stata effettuata dalle cugine del deceduto la richiesta di stop dell’assegnazione dell’abitazione e della cifra in denaro ammontante, appunto, a circa un milione di euro tra soldi liberi e investimenti. Chiamato in causa dalla sollecito nelle quattro cugine, il giudice si è espresso per accogliere la sospensiva, emanando il provvedimento cautelare attraverso il quale si sequestrano denaro e immobili affidati per il momento in custodia ad una figura terza di garanzia fino a quando non ci sarà il verdetto definitivo sugli effettivi beneficiari.

"Sosteniamo – spiega l’avvocato Fiori, in rappresentanza delle cugine del 66enne – che il testamento é stato fatto firmare all’uomo nel 2018 quando non era in grado di intendere e di volere. Non a caso appena due mesi dopo quel passaggio, il Tribunale aveva nominato un amministratore di sostegno, viste le sue condizioni di disagio". Insomma, il legale e le sue assistite ritengono di avere incassato il primo round a favore, anche se il pronunciamento nel merito è atteso in coda alle udienze specifiche per una controversia di non semplice risoluzione.

Tutto, infatti, ruoterebbe attorno alle condizioni psichiche prima ancora che fisiche dello jesino, nell’ultimo periodo della sua vita ricoverato all’ospedale di Sassoferrato per l’aggravarsi delle condizioni di salute e deceduto proprio all’interno della struttura sanitaria sentinate. In particolare c’è da capire se al momento di autografare il testamento fosse o meno in pieno stato di lucidità.