GIUSEPPE POLI
Cronaca

Lavori al via nel 1987. Quei resti romani distrutti e poi salvati

La Soprintendenza bloccò la devastazione delle ruspe .

I lavori di scavo del parcheggio sotto piazza Pertini in una foto tratta dal sito «Storica Ancona». Come si può vedere l’opera è praticamente appena iniziata. Era la fine degli anni ’80

I lavori di scavo del parcheggio sotto piazza Pertini in una foto tratta dal sito «Storica Ancona». Come si può vedere l’opera è praticamente appena iniziata. Era la fine degli anni ’80

I lavori del parcheggio Stamira cominciarono nel 1987 in quella che precedentemente era nota come piazza Stamira e area ex panificio militare. Gli alberi, le panchine dello stesso tipo di quelle presenti tuttora al Passetto, gli spazi verdi e un unico edificio presente nella zona dove ora si trovano i rinoceronti di Trubbiani, lasciarono ben presto spazio al cantiere e alle ruspe. Gli scavi portarono presto alla luce dei resti romani e come spesso succede in questi casi, le ruspe dell’impresa, magari inconsapevolmente, nei primi periodi di lavoro distrussero tutto ciò che si trovavano di fronte per procedere con il lavoro. Finché, informata dei ritrovamenti, la soprintendenza archeologica non intervenne bloccando il cantiere e chiamando sul luogo una squadra di archeologi provenienti dall’Università Alma Mater di Bologna che si occupò di raccogliere e catalogare tutto ciò che era venuto alla luce. Il lavoro degli archeologi, fu tanto accurato quanto più rapido possibile, perché il temporaneo stop al cantiere per l’impresa costituiva un danno economico notevole. Così conclusero il loro intervento il prima possibile, mentre nel frattempo la soprintendenza obbligò l’impresa a effettuare delle sostanziose modifiche al progetto, per permettere di mantenere ma anche di poter osservare parte di quei resti romani che erano rimasti indenni dallo sbancamento ancora non completato. Durante quei lavori, infatti, vennero alla luce circa 250 tombe risalenti all’epoca tardoantica. Una decina di esse contenevano delle sepolture multiple, cioè con più individui dello stesso gruppo familiare, con relativi monili. Le tombe e il loro contenuto sono state completamente asportate durante i lavori di costruzione del parcheggio. Molto di ciò che è stato ritrovato sotto l’attuale piazza Pertini è stato catalogato e conservato, ma tanto è anche andato distrutto.

Nell’angolo tra via Marsala e via Palestro fu rinvenuto un edificio a pianta rettangolare suddiviso in diversi ambienti. Al centro fu rinvenuto un ampio recinto costituito da due muri, uno conservato per 150 cm di altezza e l’altro alto circa un metro, come riporta ArcheoAncona, la carta archeologica di Ancona nata dal lavoro congiunto dell’Università di Bologna e dalla soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche. Questo enorme spazio di cui non si conoscono ancora i limiti, non era pavimentato. All’interno di questo recinto furono trovati due pozzi, uno a nord e l’altro al centro. Sull’altro lato, verso il palazzo dell’Agenzia delle Entrate, a circa sei metri di profondità rispetto al manto stradale, fu rinvenuta una grande vasca di cui si conservano i muri perimetrali per un’altezza di 150 cm e 60 cm di spessore, che doveva avere una dimensione complessiva di 32x20 metri. La disposizione tra la vasca e l’ingresso del recinto fece pensare a un unico complesso che nella sua forma definitiva doveva occupare un’area di 20mila metri quadrati circa, e che probabilmente, per le sue caratteristiche costruttive, gli studiosi ritengono potesse essere una palestra.