Ancona, il caso Lazzabaretto: "Balli proibiti e sanzioni". Poi la smentita: "Tutto falso"

Un post su Facebook genera il caos , i gestori del bar: "Solo un semplice controllo di routine della polizia" L’assessore Paolo Marasca: " Le fake news provocano danni soprattutto a chi si vorrebbe sostenere"

Movida, scoppia il caso Lazzabaretto ad Ancona

Movida, scoppia il caso Lazzabaretto ad Ancona

Ancona, 4 agosto 2022 - Se andate al Lazzabaretto e, ascoltando la musica, vi venisse voglia di ballare un po’, pensateci due volte. Potreste mettere nei guai chi gestisce quello spazio (nella fattispecie l’Arci Ancona). E’ successo l’altro ieri. Anzi no, non è successo per niente. Una notizia apparsa su Facebook ha suscitato vari commenti, tutti evaporati nel nulla quando si è scoperto che la notizia semplicemente era falsa.

Le chiamano fake news, ma chi non mastica l’inglese può tradurle con il termine ‘balle’. Il termine ci sta, anche per l’assonanza con ‘ballo’, quello improvvisato da alcuni frequentatori del ‘Lazza’, che avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia l’intera questura.

Nel post apparso sulla pagina social "Mo_Vida" si racconta infatti che "i responsabili del Lazzaretto sono stati raggiunti prima da una telefonata da parte della questura e poi dalla visita di alcuni agenti in loco che hanno intimato sanzioni e provvedimenti a causa del ballo della sera prima". Il crimine, tra l’altro, sarebbe stato scoperto attraverso Instagram.

Fatto che suscita una dura critica: "Sconsolante sapere che la questura avrebbe appreso degli eventi dalle storie su Instagram". Il tono comunque è molto preoccupato: "Si minacciano sanzioni per qualcosa di totalmente non imputabile al gestore del locale, oltretutto per una situazione limitata ad un breve frangente di serata e circoscritta a qualche decina di persone. Non un evento danzante organizzato dal Lazzaretto ma un ballo spontaneo degli avventori al bar". In realtà all’inizio il post ha toni drammatici: "Solidarietà al Lazzabaretto. Avremmo voluto raccontarvi una bella storia, e cioè di come Ancona prova a resistere alla moria sociale estiva, di come bastasse poca musica diffusa dalle casse di un bar per riaccendere la voglia di divertirsi e socializzare (a differenza di quanto altri vogliono farci credere). E invece vi raccontiamo una storia tristissima". Di triste, invece, c’è che la storia è falsa. Lo rivela Michele Cantarini, presidente dell’Arci Ancona che gestisce il locale stesso: "Non è successo nulla. Le forze dell’ordine sono venute a fare il loro controllo di routine, come accade quasi sempre se si apre un permesso Siae. Hanno anche parlato con la nostra sicurezza e se ne sono andati. Nessun provvedimento preso o annunciato, nessuna telefonata dalla questura. E’ semplicemente un non fatto. Una di quelle cose che si scrivono a casaccio sui social".

A confermare il ‘non fatto’ è l’assessore alla cultura Paolo Marasca, che ribadisce le parole di Cantarini, da lui contattato. "C’è stato solo un normale controllo, che avviene quasi sempre quando c’è di mezzo la Siae. Controllo che si è svolto regolarmente, senza alcuna conseguenza". E pensare che nel post incriminato si legge che "in tutto ciò l’amministrazione comunale risulta completamente assente e non pervenuta. La domanda che ci viene spontanea è: come possono gli esercenti di attività commerciali sentirsi sicuri nell’offrire intrattenimento alla cittadinanza in questo regime di terrore (sic)? Perché si fa di tutto per spegnere a livello ricreativo e sociale questa città?". In realtà una conseguenza la notizia rischia di provocarla. Lo spiega bene Marasca: "Le notizie sbagliate creano grossi problemi e provocano danni soprattutto a chi si vorrebbe sostenere".

r. m.