"Le aziende sanitarie territoriali vanno bene ma aumentano i costi"

L’ex presidente della commissione regionale e medico Fabrizio Volpini: "La riforma presenta criticità da correggere"

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"Sì alle aziende sanitarie territoriali ma la proposta di legge della Giunta Regionale presenta troppe criticità". Ad affermarlo è l’ex presidente della Commissione Regionale Sanità e medico Fabrizio Volpini che traccia una analisi del progetto di riforma sanitario della Giunta Acquaroli che prevede la costituzione di cinque aziende sanitarie territoriali al posto dell’Asur.

Cosa pensa della legge di riforma sanitaria?

"Non sono contrario ideologicamente alle 5 aziende territoriali e al superamento dell’Asur, mi preoccupa però il momento in cui questa operazione viene fatta perchè reintrodurre un cambio radicale del sistema potrebbe creare forti fibrillazioni o addirittura una paralisi del sistema".

La riforma sanitaria prevede l’eliminazione delle Asur...

"Alla fine degli anni ‘90 si è assistito in tutta Italia a una riduzione delle Asl e le Marche per prime hanno sperimentato l’Asur unica. I vantagg erano di semplificare le procedure, i processi amministrativi, centralizzare le gare di appalto; c’erano obiettivi di economicità. La principale criticità è che la Direzione Aziendale si è allontanata dalla periferia, dai servizi e dal personale. Tuttavia la creazione dell’Asur era stata supportata da un importante studio dell’Università Bocconi di Milano mentre la proposta di riordino dell’attuale Giunta nasce dal programma elettorale della maggioranza che governa la Regione; inoltre le aziende sanitarie comporteranno costi maggiori".

La riforma prevede la soppressione dell’Azienda Marche Nord.

"Istituita nel 2009, Marche Nord nasce con un limite: non c’erano dal punto di vista demografico i numeri per istituire una azienda ospedaliera, limite che resta ancora oggi. C’era poi un altro problema, inerente la complessità delle attività che si svolgevano all’ospedale San Salvatore di Pesaro. Ci fu un tentativo da parte dell’ex governarore Ceriscioli di rendere Marche Nord un Dea di secondo livello, proposta alla quale io mi opposi perchè prevedeva attività che Marche Nord non svolgono come la cardiochirurgia, la neonatologia di secondo livello, la radiologia interventistica. Oggi il problema è che nel frattempo Marche Nord è diventato un ospedale importante, con specialistiche di rilievo, un patrimonio che non dovrebbe andare perso".

Quali sono secondo lei i limiti della riforma?

"La nuova organizzazione prevista dalla Giunta regionale si articola in distretti, dipartimenti e ospedali e dunque scompare l’area della prevenzione ed è grave. La prevenzione viene inserita all’interno di un dipartimento e non è più un’area a sè, con un budget assegnato. E’ una criticità che andrebbe corretta. Nella proposta è previsto poi di far coincidere, ai fini dell’integrazione socio sanitaria, il numero dei distretti (oggi 13) con quello degli ambiti sociali (oggi 23). Obiettivo corretto solo che così come previsto è sbagliato perchè i 13 distretti vengono stabiliti dalla giunta regionale mentre ci vorrebbe un forte coinvolgimento delle conferenze dei sindaci".

Giulia Mancinelli