"Le Isole? Specchio della decadenza del Corso Ferri vecchi fatti passare per arredo urbano"

Il duro giudizio dell’architetto e docente universitario Fabio Mariano, voce autorevole che si unisce al coro di chi ne chiede lo spostamento "Qualcuno provò a scaricare le responsabilità della scelta sui commercianti ma fu una sciocchezza: tutta colpa dei vertici comunali"

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di Pierfrancesco Curzi

"Se mi sta chiedendo cosa penso dei noti ‘ferri vecchi arrugginiti’ fatti passare per arredo urbano, il mio giudizio è quello già espresso a suo tempo: un trionfo di velleitarismo architettese autoreferenziale per mascherare oggetti inutili, anzi dannosi e pericolosi per l’incolumità dei cittadini passanti". Il primo commento, a caldo, dell’architetto e docente universitario Fabio Mariano sulle cosiddette ‘isole tecnologiche’ di corso Garibaldi, più volte al centro dell’attenzione per una serie di critiche, è molto duro. Siamo arrivati ormai alla fine della seconda legislatura firmata Valeria Mancinelli e nonostante all’interno della giunta le voci di dissenso sui due impianti poco apprezzati siano sempre di più, ormai le ‘isole’ sono destinate a restare almeno fino all’estate 2023.

Fabio Mariano, tecnico ed esperto del settore, vanta collaborazioni pregresse con l’amministrazione comunale, sebbene con altre giunte. Sulle ‘isole’ torna a esprimersi partendo dalle responsabilità per arrivare fino all’analisi complessiva del principale corso cittadino: "Ricordo benissimo come la sindaca difese l’applicazione delle due isole – aggiunge l’architetto anconetano – con lei la giunta schierata. Qualcuno tentò di scaricare la responsabilità di quella scelta sui commercianti, nascondersi dietro di loro è una sciocchezza. Diciamocela tutta, furono proprio i vertici comunali, i tecnici del Comune, a volerle quelle due installazioni, ridotte ormai come voi le avete descritte. In fondo ricalcano lo stato generale di corso Garibaldi, o meglio ciò che resta del glorioso ‘Corso’ principale del capoluogo, ridotto oggi a triste esposizione di franchising di biancheria intima. Vogliamo parlare della pavimentazione? Ormai è ridotta in pessime condizioni, le pietre che si spaccano. Al tempo si voleva soltanto pedonalizzare la strada senza pensare al futuro che oggi è ben evidente. Alla base di tutto c’è la poca esperienza di chi si deve occupare di queste cose".

Mariano ricorda la sua esperienza diretta con l’amministrazione comunale. Era la metà degli anni ’90, altri tempi, altre giunte: "L’allora sindaco Galeazzi – ricorda – mi chiese di realizzare il progetto per la pavimentazione di piazza del Papa e io lo feci in forma gratuita. Ricordo che riuscii a convincere i commercianti della piazza a togliere i marciapiedi e fare un piano unico. Scelsi delle pietre speciali, arrivate dalla Corea del Sud e il risultato è che oggi, quasi trent’anni dopo, le pietre sono al loro posto e la pavimentazione della piazza sembra nuova. Diciamo che ho utilizzato un modo diverso di fare arredo urbano. Assieme a quell’intervento mettemmo mano anche alle due fontane della piazza salvando le trascrizioni. Ricordo si trattò all’epoca di un lavoro da due miliardi di lire, io rinuncia al compenso per l’incarico tecnico progettuale. Da allora più nulla. In fondo lavorare per la città dorica fa venire il mal di pancia, parliamo di una città matrigna, con una classe dirigente difficile".

Poi, Fabio Mariano, docente e storico e autore letterario, ha un cruccio ancora maggiore: "Non riuscirò mai a capire perché il capoluogo si sia fatto sfuggire il ‘Premio Marche’, una rassegna culturale molto importante lanciata dall’allora sindaco Trifogli. Ancona l’ha snobbato – conclude Mariano – e dal 2018 lo abbiamo portato via da qui per offrirlo a città come Ascoli e adesso Urbino che a livello culturale sanno dire la loro. Ci dissero, all’epoca, che la Mole, dove si svolgeva la rassegna, era occupata da alcune manifestazioni musicali e ci diedero il benservito. Sono sempre più dell’idea che nel settore della programmazione culturale di un ente sono necessarie persone competenti".