Le palestre fanno squadra "Abbiamo milioni di debiti"

Nasce la prima associazione marchigiana del fitness che conta già 70 adesioni "Siamo anche stati esclusi dal decreto Sostegni, così siamo destinati a fallire"

Migration

di Silvia Santini

Una nuova associazione vuole dar voce a tutti gli operatori marchigiani del settore delle palestre fermi ormai da mesi. Si chiama Associazione fitness Marche (Afm) ed è la prima di categoria marchigiana che rappresenta il mondo del fitness e si dichiara pronta ad accogliere tutte le società sportive del settore. Il presidente è Gianluca Egidi (nella foto), titolare della palestra "Fitness square" di Camerano fondatrice del progetto assieme ad altre sette realtà, Exe Fit e alimentazione e movimento di Civitanova Marche, My fitness club di Senigallia, Tigym di Osimo, Karma-Fit di Falconara Marittima, tutte e quattro le palestre Happiness di Ancona, Loreto, Castelfidardo e Chiaravalle, la Conero Wellness di Ancona e la Lume fitness club di Macerata.

Al momento sono circa 70 le palestre che si sono avvicinate all’associazione. "Abbiamo trasmesso un documento alla Regione Marche con l’elenco delle problematiche che stiamo vivendo e con richiesta di partecipare a un tavolo. Il 31 marzo scorso abbiamo mandato anche una lettera al sottosegretario allo sport Valentina Vezzali che, però, non ci ha ancora risposto", dice Egidi. Le perdite a oggi sono enormi: "Abbiamo calcolato che solo le otto società fondatrici dell’Afm hanno accumulato debiti per tre milioni e mezzo di euro nei confronti dei nostri utenti. Il Governo ci ha chiesto di fare uno sforzo per la collettività e non c’è stato bisogno di alcuna forzatura, abbiamo chiuso. L’abbiamo fatto con la promessa degli aiuti ma, al contrario, siamo stati esclusi dal decreto Sostegni".

Se con il governo Conte hanno ricevuto i bonus dei ristori, considerati comunque esigui, con Draghi e il decreto sostegni la categoria è stata tagliata fuori: "Voglio augurarmi ci sia stato un errore tecnico. Quando è stato emanato il decreto è stata pubblicata la guida dell’Agenzia delle Entrate dove si è fatto riferimento ad uno specifico quadro delle dichiarazioni dei redditi in cui le società di capitali come le nostre dovevano indicare i ricavi commerciali per ricevere il rimborso. Per ricavi commerciali si intende, ad esempio, la vendita di bottigliette d’acqua e barrette energetiche o altri accessori fuori dal discorso degli abbonamenti che sono stati decommercializzati nel 1991 per permettere ai gestori di vendere i pacchetti di allenamenti ad un prezzo più basso. Il fatturato di una palestra però si basa proprio sulla vendita degli abbonamenti e non su quello della merce".

Altro problema, non ultimo, è quello degli abbonamenti sottoscritti e non sfruttati: "Ci troveremo quindi ad aprire, sostenere le spese delle strutture che vanno fino a 80mila euro al mese, senza incassare un euro per il discorso degli abbonamenti da usufruire e senza aiuti. Le palestre a queste condizioni sono destinate a fallire".