"Lì dentro sono morti i nostri figli e noi con loro"

Le parole del papà di Mattia Orlandi, uno dei ragazzi che, in quella notte di quattro anni fa, ha perso la vita alla Lanterna Azzurra

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Sono passati quattro anni da quella tragica notte in cui nella strage di Corinaldo hanno perso la vita cinque minorenni e una mamma: Emma Fabini, Mattia Orlandi, Benedetta Vitali, Andrea Pongetti ed Eleonora. Il dolore è ancora forte, ma in questi giorni si fa ancora più vivo tra chi ha vissuto in prima persona la tragedia di quella maledetta notte. La giustizia sta facendo il suo corso, ma ad ogni udienza, per i genitori è una ferita che non smette di sanguinare: "Ci sono stati già tre processi e il 12 dicembre andremo a Roma con una piccola rappresentanza – spiega Giuseppe Orlandi, papà di Mattia - per assistere al processo della banda dello spray arrivato in cassazione. Ci auguriamo che la condanna sia piena". C’è fiducia nella giustizia: "Sono soddisfatto di come stanno andando le cose, ci vuole tempo, - prosegue Orlandi – io e mia moglie siamo fiduciosi, è iniziato un altro processo che riguarda la commissione di vigilanza; il Giudice che ha preso in mano il faldone ha già stabilito tutte le udienze fino a luglio 2023, quando avremo il primo verdetto. È la prima volta che un giudice fissa tute le udienze fino alla prima sentenza". Domani sarà il giorno del ricordo: "Sicuramente sarò con mia moglie a Fano alla Santa Messa, ma non parteciperò al pomeriggio di Senigallia, per noi è una giornata molto pesante senza nulla togliere a Cogeu che ha organizzato questo evento. Siamo molto contenti che sono riusciti ad ottenere il riconoscimento da parte della Regione per la ‘Giornata del‘divertimento in sicurezza’, questo è già un bel risultato, mi auguro che in futuro non accadano più cose simili".

Non solo per i coniugi Orlandi, per gli altri genitori, per tante persone ci sono ancora degli aspetti da chiarire: "Non voglio sparare contro nessuno: c’è un processo in corso, penso solo che non c’è da ricordare quanto accaduto – conclude -. L’ultima volta al tribunale di Ancona il Giudice ha ascoltato le dichiarazioni di un dipendente dei Vigili del Fuoco che era presente, non in servizio, perché le sue figlie erano alla Lanterna, lui e altri due ragazzi che erano all’interno del locale hanno dichiarato che era praticamente impossibile arrivare in prossimità del locale, il Pm disse che una discoteca, per definirla tale, deve avere delle vie di accesso che consentono di raggiungerla in maniera tempestiva. Ci sono sicuramente concessioni che hanno rilasciato e che non dovevano rilasciare. Non ci stancheremo mai di ribadire che quello che veniva chiamato locale era accatastato come un deposito agricolo. Lì sono morti i nostri figli. Lì siamo morti anche noi, abbiamo ormai solo la forza di lottare perché venga fatta giustizia e perché nessuno viva quello che abbiamo vissuto e viviamo noi".

Silvia Santarelli