L’infermiere tuttofare che aveva bisogno di soldi

Dai massaggi a domicilio che faceva in attesa di prendere la qualifica di osteopata ad istruttore di zumba passando per i tamponi che avrebbe fatto sempre su chiamata. Era un tuttofare l’infermiere Emanuele Luchetti perché lo stipendio che prendeva per il suo impiego principale gli sarebbe servito per pagare gli alimenti alla ex moglie, da cui era divorziato, e ai figli. A fine mese gli rimaneva poco, ecco quindi i problemi economici che lui stesso, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, quello di giovedì, ha ammesso di avere. I lavoretti in più gli sarebbero serviti per vivere. Tutte prestazioni regolari? Quando in una intercettazione telefonica parla con la compagna Liana Spazzafumo, la dirigente regionale a capo del servizio dell’Agenzia Regionale Sanitaria, anche lei indagata in concorso con Luchetti, ma a piede libero, e si fa riferimento ad un importo di 10mila euro raggiunto dall’indagato ("amore 10mila euro c’hai adesso nella cassetta"), quelli non sarebbero i soldi dei finti vaccini. Sarebbe il denaro che Luchetti metteva da parte dai lavoretti in più. La dirigente non avrebbe saputo nulla dei finti vaccini a pagamento.

ma. ver.