Green Pass falsi ad Ancona, l'infermiere vaccinava da agosto nei camper

L’indagine rischia di allargarsi ancora. A beneficiare del Green pass anche una dipendente dell’autorità portuale di Ancona

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di Marina Verdenelli

Il fulcro dell’attività criminale per gli inquirenti era l’infermiere falconarese Emanuele Luchetti, dipendente del centro di salute mentale di via Giordano Bruno e impegnato da mesi nella campagna vaccinale. Il professionista ha operato non solo all’hub del Paolinelli ma anche in diversi camper mobili, uno sicuramente ad Osimo e un altro a Posatora, autorizzati via via dalla Regione per accelerare le somministrazioni dei sieri tra la popolazione. Per il gip Carlo Masini, che ha firmato l’ordinanza della custodia cautelare in carcere, l’infermiere "ha agito, sicuramente iniziando la sua attività dopo l’entrata in vigore delle norme sul rilascio del green pass, ad agosto 2021". Da lì è iniziata la corsa ad avere a tutti i costi la certificazione che permetteva di entrare al ristorante ma anche, per alcune categorie, di lavorare. Quattro mesi prima di essere scoperto e durante i quali potrebbe aver attuato lo stesso modus operandi del Paolinelli, facendo allargare ora a macchia d’olio il numero di certificati verdi rilasciati senza che le persone che lo possiedono siano veramente vaccinate. L’indagine della squadra mobile, diretta da Carlo Pinto, mirata a vagliare la posizione di altri medici, prosegue anche per risalire a quante più persone possibili siano state beneficiare della finta dose, quella che con abilità e a cuor leggero Luchetti spruzzava via con la siringa, nei cestini o direttamente nel contenitore degli aghi usati. Un atteggiamento disinvolto e inquietante, che non rende più sicuri nemmeno chi adesso mostra un qr-code della avvenuta vaccinazione. L’infermiere ha eseguito, stando alla Procura, nei giorni 1, 2, 6, 8, 9, 11, 13 e 18 dicembre la simulazione di almeno 60 dosi, per dieci persone si è ancora in fase di identificazione. Solo nella giornata del 18 dicembre avrebbe trattato 28 persone al Paolinelli. In prevalenza sarebbero stati il ristoratore Daniele Mecozzi, l’imprenditore Stefano Galli e la banconiera Daniela Maria Zeleniuschi a condurre le persone da Luchetti. Mecozzi arrivava al centro vaccinale della Baraccola a bordo di un Bmw, seguito da un furgone Ford Transit con a bordo tre persone sui sedili anteriori. Il gruppetto, con il ristoratore, si sarebbe diretto all’ingresso dell’hub per il vaccino. Era il 6 dicembre e già c’era la polizia appostata a sorvegliare la zona. Gli intermediari, avrebbero pagato a Luchetti almeno 16.200 euro. Lo si deduce dal denaro che l’infermiere si è spartito con il medico vaccinatore Carlo Miglietta, che ha finto di lasciarsi corrompere per poi denunciarlo, e pari a 8.100 euro, la metà. Nell’ordinanza di arresto sono stati sequestrati soldi (a tutti tranne che a Galeazzi) per 18mila euro. Per la Procura le inoculazioni farlocche venivano pagate dai 300 ai 450 euro anche se il prezzo sarebbe da lì in avanti destinato a lievitare. A beneficiare di un green pass indebitamente ci sarebbe anche una dipendente dell’autorità portuale. In una intercettazione telefonica, del 22 dicembre, intercorsa tra l’infermiere e l’imprenditore Galli, emerge che aveva avuto difficoltà a visionare la certificazione verde dal link che le era stato mandato. Il geen pass fino a pochi giorni prima c’era (lei aveva fatto la dose, probabilmente finta, l’8 dicembre) poi non c’era più, sparito.