L’invasione di granchi blu. Sorpresa, una nuova specie minaccia il mare Adriatico: "Ma qui non c’è allarme"

Luca Bolognini, ricercatore e responsabile della sezione Cnr Irbim di Ancona: "L’avvistamento risale ad appena pochi giorni fa, ma la stiamo monitorando. La prima è arrivata dall’Atlantico, questa invece è tipica dell’Oceano Indiano".

L’invasione di granchi blu. Sorpresa, una nuova specie minaccia il mare Adriatico: "Ma qui non c’è allarme"
L’invasione di granchi blu. Sorpresa, una nuova specie minaccia il mare Adriatico: "Ma qui non c’è allarme"

di Nicolò Moricci

Una nuova specie di granchio blu minaccia l’Adriatico. L’avvistamento risale a pochi giorni fa e l’Irbim Cnr, l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche, è già sulle sue tracce. Il nuovo granchio blu sarebbe affine al primo, il cui nome scientifico è Callinectes sapidus. Quello avvistato qualche settimana fa si chiama Portunus segnis ed è della stessa famiglia del Callinectes. C’è da avere paura di una invasione? E quali ripercussioni può avere sull’ecosistema marino nostrano? Lo abbiamo chiesto a Luca Bolognini, ricercatore e responsabile della sezione Cnr Irbim di Ancona.

Dottor Bolognini, la nuova specie fa paura?

"Non creiamo inutili allarmismi. La specie va monitorata, ma le Marche non presentano eccessivi problemi legati all’incursione del nuovo granchio blu".

Altrove?

"Altrove la situazione è più seria, come a nord dell’Adriatico". E come mai?

"Credo che una delle ragioni sia legata al fatto che le Marche non presentano lagune, elemento fondamentale per il ciclo biologico delle specie".

I due granchi in cosa differiscono?

"Filogeneticamente sono affini, dalle foto è difficile distinguerli. L’unica differenza che ci insegna la Tunisia è che il Callinectes preferisce zone lagunari e fiumi anche se può emigrare in mare aperto. La distribuzione del secondo granchio è più concentrata nel mare aperto".

Che c’entra la Tunisia?

"Là ve ne sono in abbondanza, tanto che l’economia della pesca (con industrie di trasformazione) si focalizza su ciò che sta diventando una risorsa. Il granchio blu viene esportato in 50 Paesi del mondo".

Da dove arriva il Portunus?

"È originario dell’oceano Indiano, potrebbe essere entrato dal canale di Suez. Mentre il granchio blu (quello classico) viene dall’oceano Atlantico. Quindi, mari diversi".

Quali sono gli scenari?

"Due: o la nuova specie non trova condizioni favorevoli (condizioni ambientali, predatori, parassiti, mancanza di nutrimento) e tende a morire. Oppure la situazione opposta: la nuova specie trova un ambiente particolarmente favorevole e ricco di alimenti, senza competitori, né parassiti, e allora quella specie viene proiettata in quello che potremmo definire un paradiso. E prolifera, creando ciò che osserviamo nella parte settentrionale dell’Adriatico. Poi, ci sono vie intermedie".

Cioè?

"La prima segnalazione a nord dell’Adriatico del granchio blu risale al 1949".

Vongole e cozze sono a rischio?

"La caratteristica di queste specie è che sono più grandi dei granchi che già abitano i nostri mari. Le loro chele riescono ad aprire molluschi bivalvi e ostriche, a nord dell’Adriatico aprono perfino le vongole, ma i danni vanno quantificati. La situazione, nelle Marche, non è allarmante".

Soluzioni?

"Qualcuno parla di eradicazione, ma se nell’ambiente terrestre, a fronte dell’incursione di una specie non indigena, ci si potrebbe ragionare, beh, nel mare, eradicare una nuova specie è pressoché impossibile. Anche perché il granchio blu ha una capacità riproduttiva molto abbondante. Per ogni evento riproduttivo, produce milioni di uova. Ascolti, le dico una cosa". Prego…

"La rapana venosa è comparsa nel mar Nero nel ‘48 e ora è la prima risorsa di pesca lì".

Altre specie aliene?

"C’è la segnalazione di un nuovo pesce tropicale, il ‘tordo con la basetta’. Lo stiamo studiando".