
Quello scatto, papà e figlio sulla moto. Una frase scolpita nella memoria di tutti noi, che fece commuovere l’Italia intera: "Torneremo a fare giri in Vespa e a tirar baci". Ci sono storie che non dimenticheremo mai. Tredici volti di donne, uomini e bambini che esattamente un anno fa, di questi tempi, abbiamo imparato a conoscere dopo la tragedia dell’alluvione. Tredici volti che quello "tsunami" di acqua e fango ha spento per sempre. Il più piccolo, otto anni appena, Mattia Luconi. Travolto in auto sul ponte di Ripalta. Strappato all’abbraccio di mamma Maria Silvia Mereu, salva per miracolo, e ritrovato soltanto il 23 settembre 2022, esanime, in un campo. A cento metri dal letto del fiume Nevola. Otto anni, ma anche otto giorni di agonia per la famiglia. Prima del rinvenimento a oltre dieci chilometri di distanza, nei pressi di un asilo: il luogo del sorriso per tutti i bimbi. Indossava una maglietta gialloverde, Mattia. Gli stessi colori che, suo papà Tiziano, vestiva ieri, nel giorno che precede il tragico anniversario. "Una coincidenza? Stamattina mi andava così. Lui ne aveva una simile alla mia, con un elefantino al centro. Anche se il suo colore preferito resta il rosso", racconta al Carlino. Ci piace pensare: un modo per alimentare il ricordo del suo bambino.
Tiziano Luconi, come sta?
"Il nostro dolore è sempre vivo, è una cicatrice che non si rimarginerà mai. Io vorrei che questi sacrifici possano servire da lezione: l’uomo deve imparare. L’alluvione ci ha insegnato che dobbiamo potenziare i nostri sistemi di allerta e d’allarme. Lo abbiamo visto nelle Marche e pochi mesi fa in Emilia Romagna. È il 2023, Mattia se n’è andato nel 2022. Non si può perdere la vita così, a causa di forti piogge. Bisogna prevenire certi disastri, prendendosi cura della natura e bonificando dove necessario".
Il suo Mattia, quel giorno, si trovava con la mamma. Qual è invece il suo ultimo ricordo?
"L’avevo accompagnato a scuola e lo ero andato a riprendere, prima di portarlo da Silvia che stava lavorando (è la farmacista di Barbara, ndr). È stato con me fino alle 20 – prosegue Tiziano – Pioveva, sì. Ma non ancora forte. Ho un flash di lui che mi saluta con la manina davanti casa, dentro l’auto della madre. Alle 20.29 ho ricevuto quella telefonata tremenda da mio cognato: ‘Silvia e Mattia non sono tornati a casa’".
E poi?
"Poi mi sono precipitato al fiume e ho visto l’inferno. Non lo dimenticherò mai. Fango, acqua, tronchi sopra il ponte di contrada Coste erano impressionanti. Sotto al ponte un rombo, un frastuono assordante. Sembrava ci fossero mille elicotteri accesi, tanto era forte. Una situazione, ripeto, infernale. Simile ad una descrizione dantesca nella Divina Commedia. Un incubo senza fine".
Due giorni fa la notizia del ritrovamento di Brunella Chiù, l’ultima dispersa: che effetto le ha fatto, Tiziano, sapendo che invece per voi la notizia del ritrovamento di Mattia era arrivata dopo otto giorni?
"Mi creda, è stato un duro colpo. Siamo ripiombati nel dolore, andando ancora più a fondo, consapevoli che si stava avvicinando l’anniversario. Dall’altro punto di vista, però, sono felice per il nostro amico, Simone Bartolucci (il figlio di Brunella, ndr), che finalmente avrà un posto dove piangere la mamma. Si è chiuso un cerchio. Ma ora sì, tutti i nostri cari possono riposare in pace. E abbiamo un posto dove piangerli".