"Ma servivano i tamponi come a Jesi e Falconara"

I dirigenti scolastici delusi dall’occasione persa prima di riaprire i vari istituti: "Asur e Regione dovevano preparare un piano sistematico, è prevenzione"

Migration

di Marina Verdenelli

Oggi si torna a scuola ma alle superiori le lezioni in presenza saranno solo per il 50 per cento degli alunni. Dai licei agli istituti tecnici i plessi sono pronti con regole anche più rigide sui distanziamenti. Rifatto per l’ennesima volta il calendario scolastico, i presidi si aspettavano la possibilità di organizzare tamponi per gli studenti prima del grande rientro, come hanno fatto altre città come Jesi e Falconara. "In questo ritorno tra i banchi manca qualcosa – osserva Francesco Savore, preside dell’Itvas, l’istituto tecnico Vanvitelli-Angelini-Stracca – un piano tamponi sistematico che permetterebbe davvero di lasciare aperte le scuole fino alla fine dell’anno. Dopo tutti questi mesi passati con aperture e chiusure me lo aspettavo da parte dell’Asur e quindi dalla Regione, invece ripartiamo come eravamo prima, non c’è prevenzione". Savore, che sottolinea di essersi vaccinato, ha inviato la comunicazione con le classi che inizieranno in presenza già sabato "tenendo conto di includere quelle che già avevano ore di laboratorio che di per sé devono per forza fare lezione in presenza". All’Itvas torneranno in classe 350 studenti, la metà del totale. "L’ufficio scolastico regionale è stato molto rigido sul fatto che nelle classi che tornano a fare lezione in presenza – aggiunge il preside del Vanvitelli-Angelini-Stracca – ci siano ragazzi che arrivano da più Comuni in modo che anche gli autobus non viaggino pieni".

Al Galilei aule pulite e spazi allargati per riaccogliere gli studenti. "Già da tempo abbiamo dismesso laboratori che erano in aule più grandi – spiega la dirigente scolastica Anna Rita Durantini, fresca di vaccino fatto ieri – per metterci le classi in modo da assicurare un ambiente più grande. L’arrivo del caldo e della bella stagione dovrebbe giocare a nostro favore se il virus si comporterà come lo scorso anno, allentando in questo periodo. Rimane il rammarico dei tamponi, è dall’inizio dell’anno che chiedo di adottare questa soluzione. Sembra ci sia una nota del ministero per le iniziative nelle scuole, voglio approfondire perché se ci sarà un finanziamento apposito noi aderiremo subito e ci organizzeremo per dove farli". Al Galilei due studenti hanno fatto richiesta di continuare in didattica a distanza perché hanno i genitori positivi e quindi devono rispettare la quarantena.

All’istituto d’arte Mannucci oltre a ripartire si pensa anche alla preparazione dell’esame di Stato. "Si potranno fare delle ore di recupero – dice il preside Francesco Maria Orsolini – deciderà il collegio docenti. Davanti ad un esame che sarà prettamente orale i ragazzi hanno bisogno di prepararsi maggiormente per un colloquio. I tamponi? Utili ma occorrerebbe il molecolare".

All’Itis Volterra-Elia la scuola riprende con distanze di due metri se i ragazzi si tolgono la mascherina per mangiare perché "i protocolli di sicurezza – osserva il vice preside Valter Pierangeli – si sono irrigiditi con le varianti". La scuola di Torrette, durante la chiusura, ha avuto molte disdette per le lezioni in presenza dei laboratori con famiglie che hanno preferito non mandare i figli a lezione visto che i contagi in provincia erano alti.