Fabriano, la figlia accoltellata pronta a perdonare la mamma

La ragazza ha chiamato il legale della 46enne che si trova in carcere a Pesaro

La ragazza è stata colpita all'addome con un coltello (foto di repertorio)

La ragazza è stata colpita all'addome con un coltello (foto di repertorio)

Fabriano (Ancona), 11 gennaio 2018 - «Mi ha chiamato la figlia della mia assistita chiedendomi notizie sulla madre e rendendosi disponibile a fare qualcosa, per quanto possibile, per aiutarla». Simone Molinelli, avvocato della 45enne fabrianese in carcere a Pesaro per aver accoltellato la figlia di 17 anni, rivela come sia stata la ragazza nei giorni scorsi a contattarlo perché preoccupata per il destino della madre.

Parole che suonano come una sorta di perdono dopo quella drammatica notte di Santo Stefano tra le mure domestiche in cui, al culmine di una lite, la donna con un coltello da cucina ha ferito la minorenne che chiedeva denaro e la libertà di poter trascorrere la notte fuori casa. «Mi ha sorpreso – aggiunge l’avvocato – ricevere questa telefonata. Al tempo stesso mi ha fatto anche molto piacere perché in quei pochi minuti di conversazione la ragazza ha lanciato chiari segnale di apertura e distensione».

Più chiusa e riservata sembrava durante il primo faccia a faccia con lo stesso legale della madre quando si trovava ancora in ospedale, ma al termine di quel colloquio era comunque scoppiata in lacrime appena saputo che la madre era stata arrestata. Dopo le dimissioni dal ‘Profili’ dove è rimasta in osservazione per alcuni giorni senza mai destare eccessive preoccupazioni, la 17enne è stata affidata al padre (da tempo separato dalla moglie), mentre l’altro figlio 23enne vive da solo nell’abitazione materna.

Proprio lui ha firmato un documento in cui evidenzia come la madre sia un riferimento irrinunciabile per la famiglia che verrà depositato domani mattina al Tribunale di Ancona dall’avvocato Molinelli durante l’udienza del Riesame in cui la difesa chiede la scarcerazione della donna. In subordine alla libertà in attesa del rinvio a giudizio vengono sollecitate misure restrittive alternative al carcere, «perché – afferma Molinelli – ciò che più conta è fornire alla donna la possibilità di tornare al lavoro nell’esercizio commerciale cittadino in cui opera. Non dobbiamo dimenticarci che parliamo di un contesto familiare piuttosto complicato e di quello stipendio la signora ha fortemente bisogno per sé e per i figli».

La difesa punta sul fatto che la 45enne era incensurata fino all’arresto effettuato da carabinieri e che il suo sarebbe stato un gesto d’impeto ai limiti dell’involontarietà peraltro senza intenzione di affondare il colpo, in quanto la ferita ha una profondità di soli tre centimetri.