Magistrato danneggiato L’inchiesta sull’alluvione con dodici persone morte passa nelle mani dell’Aquila

La Procura dorica ha inviato gli atti ai magistrati del capoluogo abruzzese che potrebbero anche dichiararsi a loro volta incompetenti. Il procuratore Garulli: "Le indagini in sicurezza".

Magistrato danneggiato  L’inchiesta sull’alluvione  con dodici persone morte  passa nelle mani dell’Aquila

Magistrato danneggiato L’inchiesta sull’alluvione con dodici persone morte passa nelle mani dell’Aquila

di Marina Verdenelli

C’è un magistrato del distretto dorico danneggiato dall’alluvione di settembre scorso, la Procura di Ancona trasmette gli atti a quella de L’Aquila. Un procedimento dovuto dopo la dichiarazione di incompetenza funzionale su cui si è dovuto esprimere il tribunale di Ancona sulla base della dichiarazione di incompetenza di un giudice delle indagini preliminari del llo stesso tribunale. Prendendo atto dell’accoglimento della richiesta di astensione, arrivata nel suo ufficio solo nel mese di febbraio, a quasi sei mesi dai tragici fatti accaduti il 15 settembre scorso, nelle ultime ore è stata resa nota la trasmissione degli atti nel capoluogo abruzzese.

Il gip si è dichiarato incompatibile ai sensi dell’articolo 11 del codice di procedura penale secondo cui i magistrati - quindi anche quelli del distretto della Corte di appello di Ancona - che rivestono la qualità di persona danneggiata, debbono astenersi dal proprio compito. Nel caso specifico si tratta di perseguire tra gli altri il reato di alluvione colposa. Un passaggio puramente tecnico che non comporterà rallentamenti per l’attività di indagine. La trasmissione degli atti ad un’altra Procura è stata comunicata ieri dalla procuratrice capo Monica Garulli, che coordina l’inchiesta aperta subito dopo i fatti.

"L’attività d’indagine svolta per evitare la dispersione degli elementi di prova – ha spiegato la procuratrice Garulli – è in sicurezza. Sono stati eseguiti gli accertamenti urgenti e sentite le persone coinvolte. Era doveroso però prendere atto della decisione del Tribunale che ha rilevato l’incompetenza funzionale, considerato tra l’altro, il precedente giudiziario dell’alluvione del 2014, che determinò lo spostamento del processo al tribunale di L’Aquila.

E’ importante per la definizione delle indagini che questo aspetto sia valutato al più presto".

Lo scenario che si prefigura ora sarà rimesso alla Procura abruzzese che potrebbe prendere in mano tutta l’inchiesta o procedere solo per uno dei due reati ipotizzati, quello di inondazione colposa, ma non per l’altro relativo all’omicidio colposo plurimo.

Proprio in questi giorni era stata consegnata alla Procura, dai carabinieri forestali e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, l’informativa di quasi 300 pagine per le indagini svolte fin qui. Sentite come persone informate dei fatti funzionari e personale di Protezione civile, i sindaci dei comuni coinvolti, i feriti, i danneggiati e i parenti delle vittime decedute. Al numero di emergenza 112 quella sera arrivarono circa 1.500 telefonate, tutte richieste di aiuto per l’acqua e il fango che avevano raggiunto le abitazioni. Il fascicolo, per i due reati ipotizzati, è ancora contro ignoti. Due i filoni su cui si sono concentrate le indagini: uno sui soccorsi e lo stato di allerta e l’altro sulla manutenzione del territorio.

L’alluvione di settembre ha interessato sia la provincia di Ancona, con il territorio di Senigallia e del suo hinterland, che la provincia di Pesaro e Urbino. Solo la provincia dorica però ha avuto vittime, 13 in tutto. Per 12 sono stati ritrovati i corpi: sono Giuseppe e Andrea Tisba, padre e figlio, di 65 e 15 anni, Diego Chiappetti, 51 anni, Michele Bomprezzi, 47 anni, Mattia Luconi, 8 anni, Gino Petrolati, 89 anni, Noemi Bartolucci, 17 anni, Fernando Olivi, 84 anni, ennaji Mohamed, 42 anni, Maria Luisa Sereni, 80 anni, Erina Febi, 77 anni, Augusto Montesi, 82 anni. All’appello manca ancora il corpo di Brunella Chiù, 56 anni, di Barbara, mamma della 17enne Noemi.