"Mai più migranti in strada" C’è la sentenza del tribunale

L’esposto dell’Ambasciata dei Diritti è stato accolto e ora può essere un precedente. La questura è dunque obbligata a formalizzare la domanda entro cinque giorni

"Mai più migranti in strada"  C’è la sentenza del tribunale

"Mai più migranti in strada" C’è la sentenza del tribunale

L’ordinanza del Tribunale di Ancona che obbliga prefettura e questura a trovare soluzioni per l’accoglienza dei migranti in città. Una battaglia vinta quella portata avanti dall’Ambasciata dei Diritti, una onlus anconetana che da sempre si batte per i diritti dei migranti. A decine da mesi sono costretti a dormire in strada, in soluzioni difficili rese terribili dalle condizioni meteo perché nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) gestiti dalla prefettura e negli analoghi progetti ex Sprar (oggi Sai) governati dal Comune non c’è posto.

La sentenza emessa sabato scorso dalla Prima Sezione Civile del Tribunale di Ancona è stata pronunciata dopo un esposto presentato dall’Ambasciata dei Diritti a proposito della vicenda di un pakistano maggiorenne, uno di quelli che pur volendo essere regolarizzato non ha un alloggio se non quelli di fortuna. Il ricorso è stato presentato il 28 ottobre scorso, sulla base della sua storia di richiedente asilo che dall’8 agosto scorso sta cercando di ottenere tale riconoscimento: "L’ordinanza del giudice – affermano i vertici dell’Ambasciata dei Diritti – obbliga la questura di Ancona a formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale entro 5 giorni dal provvedimento. Il richiedente è stato in qualche modo ‘costretto’ a dormire in strada dopo la mancata formalizzazione della domanda. Da tempo lamentiamo il fatto che la questura non ha avviato la procedura di accoglienza come previsto dalla norma vigente e a diversi richiedenti non viene fatta formalizzare la domanda di protezione. Ecco perché queste persone dormono in strada. Il ricorso lo avevamo promesso, ora la sentenza potrebbe rappresentare un precedente".

L’attacco dell’associazione è alle istituzioni competenti, prefettura e questura di Ancona, che però rispetto alla maggior parte delle realtà nazionali sono tra le più ‘civili’ in assoluto, come riconosciuto dalla stessa associazione che tutela i diritti dei migranti: "È vero, la questura dorica lavora e concede molto di più ai migranti, ci sono città dove il migrante neppure si avvicina – dicono i rappresentanti dell’Ambasciata dei Diritti – eppure non basta. Di fatto ci sono 70-80 stranieri in città che non hanno un posto dove vivere e invece avrebbero diritto all’accoglienza".

Poi tocca alla prefettura: "Anch’essa fa quello che può sul fronte dell’accoglienza e i funzionari fanno il massimo sul tema. Abbiamo applaudito anche alla scelta di puntare a un’accoglienza diffusa, ossia sparsa sul territorio in case e appartamenti, piuttosto che in strutture di emergenza come capannoni che sviliscono la dignità umana. Tuttavia loro hanno l’onere di reperire quei posti in accoglienza altrimenti, come citato nella sentenza del tribunale di Ancona, si rischia un corto circuito".

Per quanto concerne le rotte, ormai i migranti non arrivano praticamente più via nave dai porti greci, Patrasso e Igoumenitsa, letteralmente blindati di recente dopo decenni in cui hanno svolto la funzione di scali colabrodo. Il grosso arriva dalla rotta balcanica e da Trieste scende verso le Marche, oppure si tratta di stranieri arrivati coi barconi e poi ricollocati.

p.cu.