Malato di Sla e immobile a letto, niente Spid: "Deve venire lui"

Ancona: Antonio Brocani è attaccato a un respiratore da 10 anni, la moglie ha la procura per firmare tutti gli atti "Abbiamo incontrato un muro, il mio ruolo non sostituisce l’identificazione di Antonio che però non può muoversi"

Antonio e Maila, coppia inseparabile da una vita: l’ex cuoco è paralizzato a letto

Antonio e Maila, coppia inseparabile da una vita: l’ex cuoco è paralizzato a letto

Ancona, 31 agosto 2022 - Antonio Brocani è il cuoco jesino (era chef al ristorante La Grotta del Frate di Staffolo) sessantunenne, malato di Sla, ormai da undici anni e da dieci completamente allettato e tracheotomizzato. Lei è sua moglie Maila Pigliapoco, gli sta accanto ogni giorno, costruendo la sua giornata per non lasciarlo mai solo e trasmettergli tutto il suo amore. Lei è la voce di Antonio, ma anche i suoi pensieri, la sua anima. Circondato dall’affetto della sua famiglia, Antonio Brocani trova a forza per andare avanti nel "mistero della vita" nonostante tutto e tutti. Ha attraversato mille difficoltà soprattutto relative alla salute ma anche e soprattutto burocratiche e di lotta per i suoi diritti, vicende che a volte sono state molto dolorose. Ora Antonio ha gli occhi molto rossi e affaticati e con difficoltà riesce a comunicare con sua moglie Maila e con il mondo. Prima riusciva a spostare gli occhi sulle lettere dello schermo al pc e ad esprimere così i suoi pensieri. Nonostante non siano mancati i momenti di sconforto Antonio continua a dire no al suicidio assistito, sì alla vita.

AGGIORNAMENTO: Antonio, malato di Sla vince la sua battaglia: "Potrà avere lo Spid"

"Io esisto" è il nuovo accorato appello di Antonio Brocani e sua moglie Maila Pigliapoco. Una provocazione che però contiene grande delusione e amarezza per una burocrazia che continua a confermarsi impietosa: non fa sconti a nessuno, nemmeno a chi da anni lotta per la vita immobile e senza la possibilità di esprimersi se non attraverso gli occhi. "Antonio è vivo, lotta per continuare a starci accanto da ormai undici anni eppure non ha diritto di ottenere lo Spid, strumento ormai indispensabile per accedere ai servizi della pubblica amministrazione e non solo".

Lo ha scoperto Maila che, oltrechè moglie è caregiver di Antonio Brocani. Da tempo, oltre due mesi, contatta gli uffici per quello che pensava essere un diritto di ogni cittadino italiano, scoprendo invece giorno dopo giorno che suo marito non è più un cittadino come tutti gli altri. Eppure esiste.

"Non è possible – rimarca Maila Pigliapoco - che un malato in queste condizioni, allettato e tracheostomizzato, non possa ottenere lo Spid, strumento oggi indispensabile per poter accedere a una serie di servizi on line della pubblica amministrazione e dei privati aderenti. Anche solo per prenotare una visita, richiedere dei bonus, registrare dei contratti, accedere al 730, pagare le tasse. Principalmente lo abbiamo richiesto per consultare i referti on line a cui a breve non potremo accedere non avendo lo Spid e per la dichiarazione dei redditi. Ma abbiamo incontrato un muro. Per tutti – aggiunge Maila Pigliapoco è semplice attivarlo, ci si reca alle Poste o in una cartoleria o negozio che effettua il servizio ma per Antonio no, non è proprio possibile. E questo nonostante io abbia una procura generale che mi permetta di sostituirlo in qualsiasi atto pubblico, amministrativo o di altro genere.

Non mi danno la possibilità di utilizzare la procura in quanto la stessa, sostengono, non può sostituire l’identificazione del soggetto che ovviamente essendo immobile e attaccato ad un respiratore non può raggiungere l’ufficio postale o la cartoleria e firmare o parlare. E’ paradossale – prosegue amareggiata la donna - che nel 2022 poter accedere a portali pubblici resti un previlegio solo per chi gode di buona salute. Trovo davvero illogico obbligare la singola persona ad attivare lo Spid e poi negargliene il diritto in quanto impossibilitato a parlare perchè ha un "tubo in gola" e firmare perchè "paralizzato".

Ma Maila non si è data per vinta. "L’unica cosa che siamo riusciti ad ottenere per ovviare momentaneamente a questo problema – spiega - è stata la carta d’identità elettronica che ad oggi ci consente di accedere ai servizi della pubblica amministrazione ma solo tramite un lettore di smart card che ho dovuto acquistare appositamente, Ci troviamo in una realtà – conclude- dove si parla di uguaglianza e fraternità e poi ci negano un diritto solo perchè diversamente abili. Non immaginate quanto questo sia imbarazzante ed umiliante". Infine la coppia lancia un ultimo appello: "Chiediamo alle autorità preposte di attivare sia a livello regionale che nazionale una deroga a quanto stabilito attualmente dall’Agid, così da consentire anche ad Antonio di avere il suo Spid".