
Il consigliere regionale Mangialardi
Denunciato dal vicesindaco per diffamazione, la giudice Francesca Pizii proscioglie il consigliere regionale Maurizio Mangialardi perché il fatto non sussiste. L’ex sindaco di Senigallia, 60 anni, oggi vice presidente del Consiglio Regionale, rischiava un processo ma la questione si è chiusa con un non luogo a procedere arrivato ieri al tribunale di Ancona dove era difeso dall’avvocato Marina Magistrelli. A portarlo nelle aule di giustizia è stato Riccardo Pizzi, 50 anni, vicesindaco della giunta Olivetti del Comune di Senigallia, per un post Facebook fatto durante la pandemia, ad aprile del 2021. C’erano ancora i contagi da Covid-19 e Mangialardi si era lasciato andare ad un commento circa il comportamento tenuto da Pizzi in merito ai festeggiamenti del compleanno della figlia, organizzato in un parco pubblico, al parco della Pace. La festa era stata annullata dall’arrivo dei carabinieri perché c’erano ancora le restrizioni in vigore durante il lockdown. Diversi esponenti dell’opposizione avevano bacchettato il comportamento del vicesindaco e anche Mangialardi aveva detto la sua definendolo "moralista con gli altri ma usa il potere per fare ciò che vuole". Nel post aveva scritto: "Un puro e assoluto esercizio di potere per fare ciò che vuole dove e come gli pare...in totale spregio delle tante vittime di questo maledetto virus, delle sofferenze delle famiglie che hanno perso i loro cari, di chi ancora sta in ospedale con la vita appesa a un filo, delle attività economiche in difficoltà, di chi ha perso il lavoro". E ancora "la convinzione di poter abusare liberamente del ruolo istituzionale anziché utilizzarlo per dare l’esempio".
Mangialardi si è detto soddisfatto del proscioglimento non nascondendo che "il lungo e incerto iter per arrivare a questo esito ha comportato sofferenze – ha commentato – oltre a un notevole spreco denaro per il sistema giudiziario. E’ sorprendente e paradossale che la Procura abbia chiesto il rinvio a giudizio in una vicenda che appariva chiarissima sin dall’inizio. Non contento di aver organizzato un party durante il Covid, disattendendo tutte le normative volte a tutelare la salute pubblica durante la pandemia, Pizzi ha denunciato solo me, nonostante l’accaduto fosse stato denunciato a mezzo stampa da tanti altri autorevoli esponenti politici. Per un comunicato dai toni fermi ma assolutamente non offensivi, Pizzi mi ha richiesto 25mila euro di risarcimento. Sarei stato disponibile a chiudere questa vicenda imbarazzante con una stretta di mano, sarebbe stato già solo questo un onore per un querelante che si atteggia a danneggiato ma è in realtà l’autore di un reato. Si è trattata dell’ennesima vicenda giudiziaria che mi ha riguardato in prima persona senza alcun fondamento in miei presunti e inesistenti illeciti, legata ai fallimenti di una mediocre politica locale, ben descritta da Leonardo Sciascia ne Il Giorno della civetta".