Manifattura tabacchi, va all’asta la produzione: cinesi interessati

Nel bando non è previsto l’acquisto degli immobili che sono ancora sotto sequestro dopo il fallimento.

Manifattura tabacchi, va all’asta  la produzione: cinesi interessati

Manifattura tabacchi, va all’asta la produzione: cinesi interessati

La manifattura tabacchi con la sua produzione e i suoi 75 dipendenti di nuovo all’asta ma stavolta senza immobili per quasi 4 milioni di euro (precisamente 3 milioni e 940mila euro). Si tratta, come recita il bando, della "cessione del ramo di azienda operante nel campo della produzione, importazione, esportazione e commercializzazione di sali e di Tabacchi. Il ramo è costituito dai beni mobili (strumentali ed immateriali), nonché dall’avviamento e dai rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato con i 75 dipendenti".

Numerose nell’ultimo periodo le visite da parte dei possibili acquirenti tra cui i cinesi della China National Tobacco Corporation (Cntc) che produce quasi la metà delle sigarette del mondo.

L’attività all’interno della storica manifattura procede anche se con contratto di solidarietà e orario ridotto per i dipendenti che sono nuovamente preoccupati per il loro futuro. L’articolata vicenda nasce dal fallimento successivo al contrabbando internazionale che ha coinvolto ex dirigenti della Manifattura. Dopo la dichiarazione di fallimento è seguita l’amministrazione controllata e un anno di esercizio provvisorio poi Itm si è aggiudicata l’esercizio provvisorio e ha portato avanti l’attività fino ad oggi.

A fine anno però la sua gestione scade e va all’asta. "Siamo preoccupati – spiega Giorgio Catacchio (Cgil) – per il fatto che il bando per l’asta non riguarda più gli immobili che sono sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria ed attività insieme, ma solo quest’ultima con un notevole abbassamento del prezzo (da oltre dieci milioni a quasi quattro, ndr). Questo potrebbe aprire la strada allo spezzatino e a delle speculazioni che potrebbero mettere a rischio la produzione. A preoccuparci per la tenuta occupazionale è anche il rischio delocalizzazione. E’ importante che ci sia il massimo della capitalizzazione dell’esperienza fatta finora con Itm, un’esperienza che non vogliamo venga dispersa".

Sara Ferreri