Il matrimonio va a monte in Pakistan: ragazzina segregata ad Ancona

Condannato il padre orco a due anni per maltrattamenti: le nozze fallite erano una vergogna troppo grande. La 15enne allontanata da casa

Ostra Vetere (Ancona), 12 novembre 2022 - Doveva sposarsi, in Pakistan, con un ragazzo con cui aveva iniziato una storia d’amore. Un matrimonio che però non c’è mai stato. Il giovane alla fine ci aveva ripensato e le nozze erano saltate. Una vergogna enorme per una famiglia pachistana che aveva deciso così di allontanare quella figlia disonorata dal paese.

La pm Irene Bilotta
La pm Irene Bilotta

Il padre, che aveva una occupazione stabile ad Ostra Vetere, aveva fatto venire la ragazzina, appena 15enne all’epoca dei fatti, in Italia. Per la minore però non si sarebbe trattato di una salvezza ma di un incubo appena varcato il suolo italiano. Stando alle accuse che hanno portato a processo il padre, 48 anni, per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona, la minorenne sarebbe stata segregata in casa senza nemmeno avere la possibilità di andare a scuola e imparare la lingua italiana.

"Sei una cagna" l’avrebbe denigrata il genitore, con umiliazioni continue e alzandole anche le mani addosso se non faceva quello che il padre le diceva. Schiaffi al volto, pugni sulla schiena, i capelli tirati per punizione e perfino le mani strette al collo quando voleva spaventarla a morte. La 15enne era arrivata in Italia nel 2019, poco prima che esplodesse la pandemia. A novembre del 2021 è riuscita ad allontanarsi da casa da sola, per la prima volta, raggiungere la stazione dei carabinieri e denunciare quel padre padrone. "Mi picchia, mi minaccia" avrebbe confessato in lacrime ai militari che hanno informato la Procura per avviare una indagine.

La ragazzina è stata allontanata dall’abitazione familiare. Dalla sua testimonianza è emerso che il padre non la faceva uscire mai di casa, solo qualche volta le sarebbe stato concesso ma sempre in compagnia di donne adulte, connazionali, che vigilavano su di lei. Non l’avrebbe mandata a scuola e le avrebbe impedito qualsiasi contatto di vita sociale extra alle mura di casa. Oltre alle botte sarebbe stata minacciata e avrebbe minacciato di compiere atti sessuali sulla sorella. Ieri davanti al collegio presieduto dalla giudice Ragaglia, il processo è arrivato a sentenza.

La pm Irene Bilotta ha chiesta la condanna solo per maltrattamenti, non ravvisando il reato di sequestro di persona. La giudice ha condannato il padre a due anni per maltrattamenti ritenendo che assorbisse anche il reato di sequestro. Il pachistano ha la pena sospesa ma solo se effettuerà un percorso di recupero genitoriale, di un mese, entro la condanna definitiva (dopo i tre gradi di giudizio). Stando alla difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Cristina Barboni, la vicenda sarebbe stata molto ridimensionata. Solo un padre severo, non violento e maltrattante. La scuola non l’avrebbe frequentata perché la permanenza in Italia doveva essere per pochi mesi ma poi è sopraggiunto il Covid-19.