Delitto del Pinocchio Ancona, Mattia Rossetti: "Michele era mio amico, chiedo perdono"

L’assassino si è collegato via web in udienza. "Gli volevo bene", ha detto rivolgendosi ai familiari della vittima

L'assassino di Michele Martedì, Mattia Rossetti

L'assassino di Michele Martedì, Mattia Rossetti

Ancona, 23 novembre 2021 - Si è collegato via web, attraverso la piattaforma ministeriale, dal carcere di Montacuto dove è recluso dal giorno dell’omicidio, mostrando un profondo rimorso a cui non potrà mai riparare. "Chiedo scusa e sono pentito perché Michele era mio amico, gli volevo bene". Così Mattia Rossetti ieri ha parlato durante l’udienza preliminare, rivolgendosi al giudice e ai familiari del parrucchiere che meno di un anno fa ha ucciso senza pietà dopo averlo aspettato per ore che tornasse a casa, impugnando un coltello comprato addirittura pochi giorni prima del delitto. Dispiaciuto per quella morte, una persona diversa da quella invasata e delirante ripresa in un video selfie, poi messo agli atti, che lo stesso imputato aveva fatto pochi giorni prima, postandolo sulle storie dei suoi social network, dove usava parole di disprezzo verso Michele Martedì ma senza un ben specificato e reale motivo.

Michele Martedì, la vittima
Michele Martedì, la vittima

"Ho perso un figlio, nessuno me lo ridà: Michele amore di mamma" - Il Van Gogh delle rasature con l’amore per il calcio

A lui imputava i suoi fallimenti nella vita, ne era ossessionato ma nemmeno la vittima aveva capito fino in fondo dove sarebbe potuto arrivare. Difesa e accusa ieri hanno discusso sulle tematiche del processo, il vizio di mente in primis, se parziale come sostenuto dalla perizia fatta dare dal pm Irene Bilotta allo psichiatra Marco Ricci Messori, o totale come invece concluso nella consulenza di parte della difesa affidata allo psichiatra Gabriele Borsetti. Per entrambi Rossetti soffre di una sindrome paranoica, una malattia psichica, ma mentre per Messori avrebbe agito con un alto grado di premeditazione e lucidità, tanto da uccidere il parrucchiere con 12 coltellate che gli sono costate una delle aggravanti contestate, quella della crudeltà, perché avrebbe continuato ad infierire su Martedì anche quando era immobile a terra e senza difese, per Borsetti il disturbo sarebbe stato totalmente invalidante.

"Un approfondimento su questo punto – ha detto l’avvocato Linguiti – si svolgerà eventualmente in Corte di Assise. Come difesa intanto già in questa sede (l’udienza preliminare di ieri, ndr) ho chiesto il rito abbreviato sostenendo la non sussistenza delle aggravanti. Se non lo avessi fatto, nel caso in cui la Corte di Assise dovesse ritenere le aggravanti non sussistenti mi sarei pregiudicato questa possibilità". Il difensore, a fine udienza e con il rinvio a giudizio ormai deciso, ha parlato di un Rossetti che "come già ha dichiarato dopo l’evento, una volta che acquisito una consapevolezza del fatto che all’epoca mancava, ha manifestato il suo profondo rimorso, chiedendo scusa". Uno stato questo maturato, stando al difensore, "anche con le sedute con lo psicologo che ha fatto da un anno a questa parte". Gli atti compiuti però sono stati sufficienti alla gup per non disporre il proscioglimento.

"Ogni approfondimento – ha concluso Linguiti - sarà svolto nella sede competente di merito adesso, quella delle Corte di Assise". I familiari della vittima e il loro avvocato ieri non hanno voluto rilasciare dichiarazioni dopo il rinvio a giudizio del 27enne. Sul pc e sul telefonino in uso a Rossetti la Procura aveva fatto fare una consulenza sui contenuti, affidata all’analista forense Luca Russo. Dal computer era già in parte emerso che aveva cercato mete dove andare e dove non c’è l’estradizione. Sul web avrebbe anche cercato il significato giuridico di omicidio premeditato. Ad arrestarlo, poco dopo il delitto, erano stati i carabinieri del Norm, a casa di un amico, dove si era rifugiato, a pochi metri di distanza dal luogo dei fatti. Nell’interrogatorio in caserma Rossetti aveva ammesso di essere uscito di casa "perché volevo ucciderlo".