"Maxi leasing agli edili? Non escludo errori"

Banca Marche e il caso dei prestiti per immobili mai costruiti: ieri è stato sentito Giuseppe Barchiesi, ex dg di Medioleasing

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"L’istruttoria la faceva la banca, il cliente era suo, noi non avevamo clienti, davamo la migliore copertura. La banca dava la massima garanzia del suo cliente e aveva una visione globale del rischio". È arrivato all’esame degli imputati il processo per il crac di Banca Marche che ieri ha visto parlare così Giuseppe Barchiesi, direttore generale di Medioleasing da giugno 2005 ad ottobre 2012. È il primo imputato ad essere sentito, difeso dagli studi Magistrelli e Lucchetti, e insieme agli ex vertici di Bdm è tra i 13 accusati della bancarotta fraudolenta dell’istituto di credito marchigiano. Davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi ha spiegato, su richiesta del pubblico ministero Marco Pucilli, come avvenivano le pratiche in Medioleasing sottolineando come ogni pratica che veniva loro inviata aveva già superato "il monitoraggio severo" anche se "il direttore generale non vedeva ogni singola procedura perché ci sono deleghe e chi si occupa delle eccezioni". Non tutto in sostanza arrivava sul suo tavolo perché "c’erano addetti – ha spiegato Barchiesi – alcune cose venivano a me e ne ero a conoscenza e comunque il cliente veniva seguito ottimamente". Anche il principio di affidabilità del cliente "era valutato dalla filiale" ha detto l’ex direttore mentre Medioleasing valutava solo "se l’investimento dava un ritorno". A dare i fondi a Medioleasing era Banca Marche, che quindi passava la clientela alla sua controllata. Sui leasing di milioni di euro dati ai costruttori di cui la Procura ha chiesto conto ieri a Barchiesi, visto che la guardia di finanza quando andò a verificare gli immobili trovò solo i terreni senza costruzioni, l’ex direttore ha risposto "non escludo errori". Proprio quei crediti, oltre 600 milioni di euro, sarebbero stati indicati come sofferenze, stando all’avvocato di parte civile Corrado Canafoglia, "quando invece erano crediti che potevano essere recuperati al 60%". Barchiesi era già intervenuto nel processo anche ad ottobre del 2020 quando rilasciò dichiarazioni spontanee dopo l’audizione di un teste di parte civile, un membro della Pwc che si era collegato in videoconferenza da fuori regione. Era stato accusato di aver manomesso il sistema informatico per ostacolare la vigilanza, all’epoca ci fu anche una lettera anonima che fece il suo nome, ma lui ribadì che Medioleasing aveva sempre creato ricchezza e mai chiuso un bilancio in perdita.

In apertura di udienza ieri l’avvocato Canafoglia ha presentato istanza di revoca sulla decisione presa il 20 settembre scorso, dalla giudice Grassi, di revocare il teste Ignazio Visco (governatore della Banca d’Italia) ritenuto fondamentale nell’esito del processo perché a conoscenza della situazione di allora. "Sentito più volte dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche – ha motivato Canafoglia – emerge dal resoconto stenografico che Visco conosceva bene il caso Banca Marche perché disse che era la banca che più l’ha preoccupato insieme a Monte dei Paschi e quindi l’ha seguita molto". Il collegio penale ha respinto l’istanza motivando che "non sono accorse ragioni nuove per revocare il parere già fornito" ma si è detto anche disponibile a rivalutare la chiamata di Visco a testimoniare a fine istruttoria se sopraggiungeranno altre motivazioni per farlo. Prossima udienza il 25 ottobre per sentire gli imputati Massimo Bianconi, ex dg di Banca Marche e l’ex presidente Lauro Costa.

Marina Verdenelli