Maxi sequestro alla Clabo, azienda di Bocchini

Decreto del Gip per 1,6 milioni di euro nei confronti della società del numero uno di Confindustria Ancona: ipotesi di illecito utilizzo di fondi

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Sequestro preventivo di oltre 1,6 milioni di euro per Clabo, società che ha il quartier generale a Jesi ed è quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore delle vetrine espositive professionali per gelaterie, pasticcerie, bar, caffetterie e hotel. Il decreto di sequestro emesso dal Gip del tribunale di Ancona è stato reso noto ieri dalla stessa Clabo presieduta da Pierluigi Bocchini, numero uno di Confindustria Ancona. La società ieri ha comunicato di aver ricevuto il giorno precedente "notizia dell’emanazione di un decreto di sequestro preventivo di somme di denaro (saldi attivi) sui rapporti accesi presso gli istituti di credito operanti con la società, fino alla concorrenza dell’importo di 1.684.383,32 euro". Al momento la società, leader internazionale nel suo settore, "non ravvisa effetti rilevanti sulla propria operatività aziendale" come spiegano dal gruppo. Il sequestro del gip di Ancona è "finalizzato alla confisca di quanto viene ritenuto, dalle autorità inquirenti, profitto asseritamente derivante dal non corretto utilizzo da parte di alcuni amministratori dei fondi rinvenienti da un finanziamento erogato da Simest alla società Clabo Holding Usa nel 2018" spiegavano ieri dalla stessa Clabo Gli amministratori della società hanno conferito mandato ai propri legali di proporre istanza di riesame presso il Tribunale competente. Clabo "ha fondati motivi di credere dl poter dimostrare nel più breve tempo possibile la correttezza del suo operato" spiegano e provvederà a proporre istanza di riesame avverso il provvedimento di sequestro, confidando di "poter ottenere la fissazione dell’udienza entro il corrente mese di luglio". "Il provvedimento – commenta il presidente Pierluigi Bocchini - ci coglie di sorpresa e riteniamo che sia privo di ogni fondamento fattuale e giuridico. Clabo ha sempre operato nella piena trasparenza nell’utilizzo dei fondi relativi ai finanziamenti erogati da Simest. Dimostreremo la nostra assoluta correttezza nelle competenti sedi giudiziarie e siamo fiduciosi nel corso della giustizia. Voglio comunque tranquillizzare i nostri azionisti – conclude Bocchini – sul normale prosieguo dell’attività delle tre società operative del gruppo". Al momento, viste anche le possibili ripercussioni sulla borsa, non trapelano altri dettagli sui motivi del sequestro preventivo e sull’utilizzo del finanziamento Simest. La sede amministrativa e di produzione a Jesi è legata alle sue tre filiali estere: negli Stati Uniti, a Shanghai a San Paolo del Brasile.