Medici privati negli ospedali pubblici "Scelta inevitabile, rischio chiusure"

L’assessore regionale Saltamartini per ora non risponde alle polemiche dopo l’inchiesta del Carlino. Ma dagli ambienti a lui vicini trapela una non condivisione dell’apertura alle cooperative di settore

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di Pierfrancesco Curzi

Medici delle cooperative private assunti a ‘gettone’ negli ospedali delle Marche e della provincia di Ancona: silenzio dall’assessore regionale alla sanità. Da Palazzo Raffaello e dagli ambienti dell’assessorato in questione emerge come la misura sia considerata piuttosto indigesta, ma inevitabile vista la situazione generale, in particolare quella di alcuni pronto soccorso, compresi quelli di Senigallia, Osimo e Jesi nel territorio anconetano. Dalla scorsa settimana, ossia dalla pubblicazione di una nostra inchiesta a proposito del ricorso a personale medico privato per sopperire alle gravi carenze ospedaliere, abbiamo provato a chiedere conto del provvedimento all’assessore Filippo Saltamartini. Da allora, compresa la giornata di ieri, a nessuno dei canali di comunicazione a cui ci siamo affidati ha portato a una replica e a un approfondimento del tema. Dalla portavoce, unica e apprezzata interfaccia, è arrivata solo la conferma che l’assessore alla sanità non avrebbe risposto alle nostre domande (per la precisione inviate anche in forma scritta). Dagli ambienti della Regione e nello specifico delle aree sanitarie, dall’Asur alle aziende, emerge come lo stesso Saltamartini non sia assolutamente convinto dell’applicazione della misura. Una misura non condivisa, tuttavia firmata e applicata da Palazzo Raffaello in quanto, al momento, non sussisterebbero alternative percorribili, se non la chiusura o la riduzione del servizio di determinati pronto soccorso.

Nel silenzio generale Regione e Asur hanno dato il via libera all’ingresso di medici privati nei reparti di una decina abbondante di ospedali delle Marche. Un provvedimento che inizia già ad allargarsi ad altre strutture operative, dalla pediatria agli anestesisti. Tutto ciò rappresenta l’inizio dell’invasione del privato nella sanità pubblica, con un esborso da parte istituzionale di una valanga di fondi senza alcun ritorno. Emblematico l’esempio del pronto soccorso di Jesi dove nel mese corrente sarà necessario coprire almeno 5 turni di notte con medici delle cooperative. Personale in arrivo da fuori regione per un ‘gettone’ da 100-110 euro all’ora che moltiplicate per le ore del turno (dieci) porta a cifre imbarazzanti.

Lo stesso vale per il pronto soccorso di Senigallia e per quello di Osimo che a differenza degli altri due è di competenza dell’Inrca. Per ora restano fuori dalla pratica il pronto soccorso di Torrette (compreso il Salesi) e dell’ospedale di Fabriano.