Mi hanno salvato la vita "Denunciarli? E’ ignobile"

Sandro Ortolani, docente di infermieristica, è stato ricoverato a Torrette in terapia intensiva e replica al paziente che chiede i danni: "Non si rende conto".

Mi hanno salvato la vita  "Denunciarli? E’ ignobile"

Mi hanno salvato la vita "Denunciarli? E’ ignobile"

Sandro Ortolani, qual è il suo commento alla notizia della denuncia nei confronti del reparto di terapia intensiva di Torrette?

"Qualcosa di veramente inqualificabile. Lui non sa o non immagina di quanto è stato fortunato. Questa gente davvero non si rende conto. La sua storia clinica è molto simile alla mia, con una differenza sostanziale". Quale?

"Il Covid io l’ho preso proprio all’inizio, nel marzo del 2020, quando non esisteva un vaccino e non si aveva davvero idea di cosa fossimo di fronte. Se non sbaglio la persona di cui lei mi parla poteva essere vaccinato e non l’ha fatto, fino a rischiare di morire. Magari avessi avuto io l’opportunità di vaccinarmi. Onestamente da certa gente, passata attraverso un dramma simile, uno non se lo aspetterebbe. Una cosa gli vorrei dire se potessi...".

Cosa?

"Ti hanno salvato la vita e gliela fai pagare per due soldi, ma come fai? In questo atteggiamento ci vedo qualcosa di molto simile ai casi delle persone che vanno in overdose da oppiacei e vengono salvati con il Narcan (il farmaco salvavita, ndr.). Appena si riprendono si arrabbiano contro i sanitari e diventano violenti".

Ci racconta la sua drammatica vicenda legata al virus?

"L’8 marzo 2020, quando è iniziato il lockdown, mi sono sentito male, mi hanno ricoverato a Torrette e sono subito finito in terapia intensiva. Sono stato uno dei primi e sono rimasto intubato per quasi tre mesi. A giugno, sempre del 2020, sono stato un mese in pneumologia, poi due mesi di riabilitazione e l’8 settembre, esattamente sei mesi dopo, mi hanno dimesso. Lo ricordo bene, era la Festa della Madonna di Loreto".

Da allora come sono andate le cose e oggi come sta?

"Alcuni strascichi di quel periodo davvero drammatico sono rimasti e saranno permanenti, ma in generale sto bene, non mi posso lamentare. Ero morto e mi hanno salvato, sono un sopravvissuto. Sono tornato al mio lavoro di docente di infermieristica all’Università Politecnica delle Marche, insomma la vita è ripresa e posso dire di essere fortunato di aver potuto raccontare la mia storia. Tanti nelle mie stesse condizioni non ce l’hanno fatta".

Le è capitato, vista la sua lunga degenza tra terapia intensiva e pneumologia, di contrarre delle infezioni ospedaliere?

"Certo, è successo a me e ripeto, è molto frequente che accada. Sono rimasto in isolamento per un mese, ho preso tonnellate di antibiotici, avevo un fisico debilitato e un grave stato di deperimento. Restare immobile per mesi rende soggetti agli attacchi infettivi".

Visto che è accaduto anche lei, le è mai venuto in mente di denunciare il reparto o l’ospedale di Torrette?

"No, mai. Sono stato tre mesi in coma, ho avuto diversi arresti cardiaci e alla fine mi hanno salvato la vita. Non lo dica neppure per scherzo".