"Mia sorella plagiata e uccisa dal marito: ora dategli l’ergastolo, vogliamo la verità"

Il fratello della Maiorano ieri su Rai Due alla trasmissione "I fatti vostri" ha ripercorso gli ultimi giorni prima della tragedia "Ci vuole il massimo della pena anche per rispetto a tutte quelle donne che come lei sono rimaste vittime della violenza"

di Silvia Santini

Che venga fuori tutta la verità l’ha sempre chiesto ma la famiglia Maiorano oggi più che mai chiede la pena più severa. "Dalla giustizia mi aspetto che gli venga dato l’ergastolo e che venga fuori tutta la verità, quello che è successo, tutto. Per mia sorella e per tante altre donne come lei". L’ha detto ieri ai Fatti vostri su Rai Due Daniele Maiorano, fratello di Ilaria, morta nella sua abitazione di via Montefanese a Osimo l’11 ottobre scorso con segni di percosse su tutto il corpo. L’udienza davanti al gip ha convalidato il fermo per Tarik El Ghaddassi, 42 anni, marocchino, per gravi indizi di colpevolezza in merito all’omicidio della moglie. Con Daniele ieri in puntata, davanti al presentatore e giornalista Salvo Sottile, c’era anche il sindaco Simone Pugnaloni che ha detto: "Valuteremo se sarà necessario costituirci parte civile come Comune per il bene della famiglia Maiorano. In ogni caso saremo dalla parte della famiglia per far capire quanto è importante lottare contro la violenza di genere".

Daniele ha ripercorso quanto accaduto, per sua parte, quella tragica mattina: "L’ho vista per l’ultima volta pochi giorni prima la sua morte. E’ venuta a pranzo da noi con le bambine. Io e mia madre avevamo notato in lei che era triste, quasi assente. Le abbiamo chiesto se andava tutto bene e lei ci aveva risposto di sì. Poi guardava il cellulare nella borsa e si è rattristata. Ho saputo quello era successo appena iniziato il turno di lavoro. Mia madre era solita sentirsi con mia sorella alle 7.15 di mattina. Quel giorno non ricevendo la solita chiamata le ha telefonato più volte. Ha alzato la cornetta alle 9.15 circa, era lui. Si sentiva male, ha capito solo ‘ospedale’ e ’ti chiamo dopo’. Le ha passato al telefono un attimo una nipotina che le ha detto che stava bene".

Tarik ha sempre detto che Ilaria avrebbe fatto tutto da sola, sarebbe caduta dalle scale ma non è quello che risulta dall’autopsia: "In passato lui le ha messo le mani addosso, ne sono sicuro, ce l’hanno detto anche diversi conoscenti. Lei lo difendeva sempre. Chiedevamo informazioni anche alla figlia più grande, diceva che era un bravo papà". Si rattrista quando parla delle nipotine: "Ora le piccole, cinque e otto anni, sono in una casa famiglia provvisoriamente. Le istituzioni troveranno loro una famiglia definitiva. Io lavoro tutto il giorno, mia madre non è automunita e non può seguirle". I rapporti sono sempre stati difficili anche per lui: "Mia madre incontrava i genitori di lui, si parlavano ogni tanto quando si vedevano in centro. Poi quando è nata la figlia più piccola abbiamo portato un regalo ma loro non ci hanno ricevuto in casa. Chiedevamo a mia sorella spesso di poterla raggiungere per farle visita, lei diceva ‘veniamo noi’. L’hanno plagiata e ci volevano tenere distanti. Non siamo stati invitati nemmeno al matrimonio, Ilaria in quel periodo adduceva la scusa del covid, ci dovevano essere solo i testimoni. Mia madre ha voluto andarci. Siamo arrivati e ci siamo accorti invece che loro erano tutti presenti, in abiti da cerimonia. Ci siamo rimasti malissimo. Lui gli preparava le scuse. Sapevamo che Tarik lavorava in un vivaio, poi è stato mandato via per cattiva condotta, e poi come muratore. Ilaria l’ha coperto per la famiglia, lei diceva sempre che voleva la famiglia unita. Noi glielo ripetevamo, vattene. Tutto questo l’ha portata alla morte".