Il comparto calzaturiero di Marche ed Emilia-Romagna si presenta all’appuntamento col Micam di Milano, la principale rassegna mondiale del settore – da domani a martedì – con una situazione congiunturale che desta preoccupazione tra gli imprenditori. L’inversione di tendenza si è manifestata fin dall’inizio del 2024 e i dati del centro studi Confindustria accessori moda per Assocalzaturifici lo confermano. Nel primo trimestre di quest’anno, i dati delle esportazioni di calzature per regione presentano segni negativi in tutte le principali aree, salvo rare eccezioni. L’andamento è positivo solo in Emilia-Romagna e Piemonte. Quanto alla prima, però, il +0,3% è dovuto all’exploit di Piacenza, che ha raddoppiato i flussi rispetto a gennaio-marzo 2023, +100,7%, tenendo conto della presenza sul territorio di insediamenti logistici rilevanti che effettuano spedizioni all’estero di merci prodotte altrove. Nelle Marche la flessione è stata pari all’8,9% nel complesso: -7,7% a Fermo, -5% a Macerata e un arretramento più pesante ad Ascoli, che ha perso il 21,7%. Archiviati i primi tre mesi, anche nel trimestre successivo la situazione è peggiorata. A livello nazionale, infatti, il primo semestre mostra una flessione sia nel fatturato (-9,1%) che nell’export (sceso del 8,5% in valore e del 6,8% in quantità nei primi 5 mesi). In forte calo anche l’indice Istat della produzione industriale (-19,5%), così come gli acquisti delle famiglie italiane (-2,1% sia in volume che in spesa). "La fase di debolezza della domanda, frenata da una minore propensione all’acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie e dall’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neanche il lusso – dice Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici –. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione". "A soffrire in primis sono le esportazioni, da sempre traino del comparto – aggiunge –. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5%), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi, denota un calo del 4,7%, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6%)". Le lievi flessioni delle vendite nei Paesi comunitari (-1,6% in valore e -2,4% in quantità) sono però accompagnate da arretramenti del 15% negli sbocchi extra Ue. Sul fronte del lavoro, il prolungarsi della fase sfavorevole sta mettendo a dura prova la tenuta delle aziende, costrette a un ricorso massiccio agli strumenti di integrazione salariale. Nella filiera pelle il numero di ore autorizzate è aumentato del 138,5% nei primi sei mesi ed è su livelli quattro volte e mezzo superiori al periodo pre-Covid. Alla fine di giugno, rispetto a dicembre, si contavano 107 calzaturifici in meno, tra industria e artigianato (-3%), con un saldo negativo pari a 2.359 addetti.
CronacaMicam al debutto tra le incognite: "Scarpe, giù export e fatturato"