"Mio padre in barella per dieci ore dopo la caduta Medici costretti a lavorare in modo assurdo"

La denuncia del figlio di un 82enne: "Corrono da una parte all’altra e non sanno più come fare".

"Mio padre in barella per dieci ore dopo la caduta  Medici costretti a lavorare in modo assurdo"

"Mio padre in barella per dieci ore dopo la caduta Medici costretti a lavorare in modo assurdo"

"Mio padre è caduto in strada in seguito a malore e ha perso conoscenza. Una persona ha chiamato il 118 ed è stato portato al pronto soccorso del Carlo Urbani dove abbiamo constatato come siano costretti a lavorare i sanitari in carenza di personale e spazi". A parlare è il figlio di un 82enne jesino cardiopatico che domenica mentre passeggiava è caduto. "Mio padre è arrivato in ambulanza attorno alle 10 – riferisce il figlio – con trauma cranico e alcune lesioni. Ha perso conoscenza riprendendosi poco dopo. Il triage del ha assegnato il codice azzurro è stato sistemato in barella nel corridoio attaccato a un monitor. Gli hanno detto di non muoversi in attesa che il medico lo visitasse ma dopo dieci ore era ancora in quella barella costretto a urinare davanti al personale e agli altri pazienti. Ho chiesto a più riprese di parlare con un medico ma mi hanno detto che non potevano perché nessuno aveva ancora preso in carico mio padre a cui non è stata somministrata la terapia e mio padre prende 7-8 compresse al giorno, né del cibo per tutta la giornata. Ho provato a insistere ma il personale che correva a destra e manca per cercare di arrivare dappertutto, alzava le braccia e rassegnato diceva: ‘Noi facciamo tutto il possibile, se vuole può denunciare, c’è anche una app per le segnalazioni’. In quelle lunghe ore al pronto soccorso ci sembrava di essere in un ospedale di un Paese in guerra con il personale costretto allo slalom tra le barelle e i pazienti privati di qualsiasi intimità. Mio padre preoccupato e angosciato iniziava ad agitarsi e la tachicardia aumentava. Del resto ha lavorato e pagato le tasse per cinquant’anni e chiede rispetto. Poco dopo le 20 hanno cambiato il codice da azzurro in arancione, quindi più grave. Perché? Fatto sta che dopo la visita e il cambio di codice è stato sottoposto in un paio d’ore a Tac, ecografia e visita cardiologica che non hanno rilevato criticità. In mattinata mio padre è stato dimesso a domicilio".

Quella di domenica per il pronto soccorso è stata una giornata caratterizzata da un notevole iperafflusso di pazienti. L’anziano in questione, come precisano dal reparto di emergenza urgenza, è stato sempre monitorato e sottoposto a tutti gli accertamenti comprese tac e visita cardiologica ed è stato dimesso in codice verde. Il cambio di codice da azzurro ad arancione, spiegano, è stato determinato dall’aumento della frequenza cardiaca.