Morte nel canale, la verità nell’auto Verifiche sul freno a mano tirato

La conducente, Cinzia Ceccarelli, avrebbe avuto un malore e qualcuno dei passeggeri l’avrebbe azionato. Il pm non dispone l’autopsia. Sul luogo della disgrazia mazzi di fiori e dolore: "Non dovevano morire così"

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di Sara Ferreri

C’è chi porta dei fiori sul ciglio del canale che lunedì ha strappato via per sempre alla vita Cinzia Ceccarelli, madre di due figli e Sabina Canafoglia, 58 e 51 anni jesine, operaie in catena di montaggio all’Elica di Mergo. Chi si ferma immobile, con gli occhi gonfi di lacrime, a guardare il canale e sul ponticello su cui si è aggrappata, nuotando, Sabrina, la terza collega dell’Elica uscita in tempo dalla Volkswagen Polo cappottata nel canale e tratta in salvo da un residente e da altri colleghi con una scala e una corda e già ieri dimessa dall’ospedale di Torrette e rientrata a casa con qualche contusione e un forte choc. "E’ inaccettabile morire così di rientro dopo un turno di lavoro – aggiunge un’operaia anche lei sul posto in segno di rispetto - Cinzia e Sabina erano così dedite al lavoro e sono morte. È inconcepibile, anche se sembra sia stato un malore (di Cinzia alla guida, ndr)". "Quando si dice il destino: pensare che fino a quattro giorni fa non c’era acqua nel canale (a servizio della centrale idroelettrica Enel, ndr), avrebbero potuto salvarsi" aggiunge un’amica arrivata in località Sant’Elena, per mettere fiori nel punto in cui la Polo ha sfondato la rete di recinzione. "Ormai noi compagni di turno – spiega un collega - andiamo insieme in auto, visto il costo del carburante alle stelle. Chi avrebbe potuto immaginare questo?". "Ho sentito chiamare aiuto! Aiuto! – racconta Roberto Brocanelli, muratore residente in una delle abitazioni case di fronte al canale -. È venuto da me un ragazzo che era parecchio agitato diceva che c’era un’auto in acqua, ma io non la vedevo. Lui era riuscito ad uscire quando l’acqua ha sfondato la recinzione infatti era bagnato solo fino alla vita. Era notte, erano le 19,10 e ancora non pioveva. Poi mi ha detto che c’era una ragazza sotto nel canale, allora gli ho detto di chiamarla e abbiamo iniziato a farlo: ‘Sabrina, Sabrina’. Ho sentito dei gemiti – ricostruisce ancora emozionato il residente - e sono corso a prendere una scala e una corda a casa. Sono andato giù e l’abbiamo tirata fuori anche con l’aiuto di altri colleghi che, uscendo dalla fabbrica, si sono fermati. L’auto è stata trascinata dalla corrente ma lei deve essere riuscita ad uscire e aggrapparsi alla vegetazione o al ponticello. È stata miracolata. Poi – aggiunge Brocanelli - mi sono andati gli occhi al di là del ponticello e ho visto l’auto sottosopra, ferma nella vegetazione. Poi sono arrivati i ragazzi che uscivano dall’Elica e hanno cominciato a chiamare Cinzia e un altro nome che non ricordo. Sono salito sulla macchina ma poi sono arrivati carabinieri e pompieri per cercare di tirare fuori le due donne dal posto di guida e passeggero. Quando ho visto che l’auto cappottata ha fatto tutto quel tragitto (circa 60 metri, ndr) ho capito che non c’era nulla da fare. Le portiere erano bloccate e al massimo dentro un’auto piena d’acqua si può durare un minuto". Non mancano le polemiche per la strada poco sicura. "Sono qui da 60 anni – spiega Brocanelli – e in questa zona non è mai successo nulla, era avvenuto una ventina di anni ma più giù verso l’Elica. Certo – conclude - è una tragedia che si poteva evitare: sarebbe opportuno che chi gestisce il canale mettesse dei guard rail".