Claudio Desideri Mosciolo selvatico di Portonovo. Tutti lo amano, turisti o residenti che siano, ai ristoranti della Baia la richiesta è solo una: "avete i moscioli?" Il suo successo nasce dalla bontà di un prodotto unico nel sapore ma anche dalla fama acquisita negli anni dopo che Slow Food ne ha fatto uno dei seicentotrentuno presidi del mondo. "E’ il simbolo assoluto della gastronomia anconetana insieme allo stoccafisso - afferma Roberto Rubegni, responsabile slow food del presidio del mosciolo - tutti lo vogliono e questo purtroppo fa si che non solo la Cooperativa di Portonovo, unica ad essere autorizzata a pescare e a commercializzare il mosciolo selvatico, lo raccolga". I tre pescatori della Cooperativa, ogni giorno conferiscono il prodotto che viene subito imballato con l’etichetta che è garanzia sanitaria di assoluta salubrità. Sono molti poi i pescatori, muniti di licenza, che pescano i moscioli ma questi non sono moscioli selvatici di Portonovo. "Vi sono poi quelli che pescano senza avere la licenza - prosegue Rubegni - persone che rischiano veramente grosso perché sono previste multe salatissime". Altra cosa è invece la pesca amatoriale che prevede il prelievo, per uso proprio, di massimo tre chili di mitili a persona. Purtroppo c’è chi supera abbondantemente questo peso o che ne approfitta per creare una fonte alternativa di guadagno, vendendo a meno del costo fissato dalla Cooperativa che è di cinque euro al chilo. "Ciò rappresenta un grave danno a tutta la produzione del mosciolo - sottolinea Rubegni - perché i moscioli commerciabili devono superare la lunghezza di cinque centimetri e mentre i pescatori della Cooperativa restituiscono al largo le taglie inferiori che poi si riattaccano allo scoglio, chi pesca "di frodo" normalmente pulisce i moscioli a riva scartando i più piccoli dove capita. Inoltre questa pesca non dà prontezza di quello che succede ...
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