"Movida e piazza del Papa, così sembra un regime"

Gli operatori scettici sui nuovi provvedimenti: "Le regole cambiano di continuo, ma in questo modo si crea solo confusione e non possiamo controllare noi"

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di Alberto Bignami

"Mi sta bene il contingentamento in piazza del Plebiscito. Ma a questo punto non ci sto nella chiusura a mezzanotte". Stefano Sebastiano, del locale La Dama di piazza del Papa spiega le sue perplessità circa il nuovo Dpcm. "Le forze dell’ordine o chi per loro si assicureranno che solo tot persone entrino in piazza: ma quante di queste poi – si chiede – la attraverseranno per sedersi e quante solo per passeggiare? Si conteranno anche le persone che usciranno? Come ci si regola? Noi esercenti dobbiamo stare attenti che chi si alza dal tavolo per andare in bagno, indossi la mascherina; che non si creino assembramenti e molto altro ancora. Tutto questo mentre il nostro lavoro è principalmente un altro. I primi ad andare in difficoltà, con tutte queste accortezze, siamo dunque noi che dobbiamo avere mille occhi. Si fa di tutto per far rispettare le regole e non andare incontro a sanzioni, ma come facciamo?". Dalle 21 poi si consuma solo al tavolo e "quando a mezzanotte chiudi gli ombrelloni e spegni le luci – prosegue – è brutto da dirsi ma sembra di stare in un regime. Ci tocca mettere fretta ai clienti, anche a quelli che alle 23.45 entrano dicendo: ‘Posso ordinare qualcosa al volo?’. Non capisco il perché si debba demonizzare il cocktail delle 23 – aggiunge –e non il cappuccino delle 8 o la tisana delle 19. Chiudere a mezzanotte vuol dire smettere di prendere gli ordini già dalle 23.30 e tutto questo porta solo ad avere, da parte nostra, ansia. Ansia dettata dalle spese che abbiamo, dagli obblighi economici. A questo punto – conclude – che lo Stato ci paghi la partita iva e gli ultimi stipendi, così chiudiamo. La priorità, e sono d’accordo, è la prevenzione nella diffusione del virus. Ma lo è anche il lavoro. Chiudere a mezzanotte non è la soluzione, se poi si ha anche il contingentamento".

Il nuovo Decreto "non ci permette di capire come organizzarci – dice Mauro Ugolini di Anburger – Sabato scorso abbiamo avuto il 50% dei clienti in meno quando il sabato precedente ne avevamo avuti al punto da doverne mandare via perché eravamo pieni. Restrizioni che fanno i loro grossi danni. Ora, col fatto che ogni giorno cambiano le regole – aggiunge – non sappiamo come investire, come utilizzare il personale. La vedo davvero nera eppure – sottolinea – in questa piazza ci credo e non mollo. Penso che tutti questi divieti faranno solamente sì che la gente si organizzi e si ritrovi nelle case e, di certo, in più di 6 persone. Se non sbaglio poi – conclude – i contagi, dicono che si fanno più nelle abitazioni che all’aperto. Vedremo".