PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

Nel cuore della zona rossa. Il commercio protesta: "Aperti per non lavorare. Pessima comunicazione"

In via Marconi la maggioranza ha deciso di tenere abbassate le saracinesche "L’altra sera si doveva chiudere tutto e invece si è cambiato in corsa. Ciò che non sta funzionando è l’organizzazione, non ci si capisce nulla".

Nel cuore della zona rossa. Il commercio protesta: "Aperti per non lavorare. Pessima comunicazione"

In via Marconi la maggioranza ha deciso di tenere abbassate le saracinesche "L’altra sera si doveva chiudere tutto e invece si è cambiato in corsa. Ciò che non sta funzionando è l’organizzazione, non ci si capisce nulla".

"Aperti per non lavorare". È contrariato Andrea Miscia, titolare dell’omonimo ristorante di via Marconi e di uno storico brand della buona cucina anconetana. L’applicazione della zona ‘Zona rossa’ agli Archi nel primo giorno del G7 Salute ha convinto la stragrande maggioranza degli operatori commerciali a tenere bassa la saracinesca, tranne alcuni esercenti stoici. Tra cui proprio Miscia: "Ieri sera (martedì, ndr) si doveva chiudere tutto e invece è rimasto tutto aperto e io in effetti ho fatto il pieno al ristorante – racconta Andrea Miscia davanti al suo ristorante, ieri mestamente isolato in una via Marconi spettrale – Ci dicono di poter stare aperti, ma poi rendono la vita impossibile a chi vorrebbe venire qui. Non credo che a pranzo oggi avrò una folta clientela, le poche prenotazioni che avevo hanno disdetto. Lo stesso accadrà stasera e domani (ieri sera e oggi, ndr) fino a venerdì a pranzo, poi finalmente tutto dovrebbe tornare alla normalità. Le cose potevano essere fatte sicuramente meglio e soprattutto comunicate meglio".

Il versante a mare di via Marconi, quello lato Mandracchio, è, come si dice, cornuto e mazziato. Le attività sotto gli Archi, infatti, hanno a disposizione la doppia entrata/uscita, sua via Marconi e su via Mamiani: la prima era off limits, la seconda garantiva piena e regolare accessibilità e questo ha consentito a quegli esercizi di andare avanti quasi come se niente fosse. I bar, il tabacchi, il kebab, il forno, i negozi etnici e così via, tutti operativi. Dall’altra parte il deserto: "Sono venuto per fare dei lavori su dei tappeti in riparazione – a parlare è Ali Esteki, titolare dell’omonima attività di tappeti persiani – non per altro. Per fortuna poco fa è stato possibile far entrare il furgone per scaricare dei tappeti e altro materiale. Mezz’ora e avrebbero chiuso tutto. Non c’è stato alcun cliente e non credo ne verranno, quando arriva l’ora di pranzo chiudo e poi vediamo".

Sulla stessa linea i titolari della Viteria, ferramenta che fornisce soprattutto materiale per la cantieristica: "Stamattina (ieri mattina, ndr) in tre ore abbiamo fatto un cliente, un bengalese che lavora alla Fincantieri a cui, tra l’altro, abbiamo dovuto portare noi la merce perché non aveva il pass per arrivare fin qui. Una pessima organizzazione dopo settimane di passione per i lavori stradali, con una segnaletica da rivedere" si lamentano Moreno Borgognoni e Giulia Pantolini, i due titolari.

Via Marconi sigillata dalle 9,30, con oltre quattordici ore di ritardo rispetto a quanto inizialmente comunicato e più volte ribadito dalle autorità, Mandracchio e ingresso della Mole isolati. Dalla parte opposta, lato lungomare Vanvitelli accesso limitato ai pedoni ieri, ma veicoli non ammessi e residenti in grossa difficoltà per andare e tornare a casa. Oggi andrà ancora peggio dall’ora di pranzo quando l’area attorno al Teatro delle Muse sarà addirittura inavvicinabile per consentire lo svolgimento di un concerto per le delegazioni ministeriali del 7 Grandi.