Occhi lucidi ricordando Benny

Gli amici di Benedetta in tribunale "Giustizia non è stata ancora fatta"

Migration

di Marina Verdenelli

Gli occhi lucidi e una maglietta bianca con la foto della loro Benny ben stretta nelle mani. Sono passati quasi quattro anni dai fatti di Corinaldo e ieri gli amici di Benedetta Vitali, la fanese di 15 anni morta sotto la calca della Lanterna Azzurra, sono arrivati al tribunale dorico per assistere per la prima volta ad un processo di quella strage. Non ci sono stati per la banda dello spray, condannata anche in appello, "perché prima non ci siamo sentiti pronti – ha spiegato Rebecca Ruscitti – ma è una cosa che ci sta a cuore perché si avvicina il quarto anniversario della tragedia, manca meno di un mese ad arrivare all’8 dicembre e ancora non si è data una colpa certa ai responsabili, è una vergogna". Rebecca era a Corinaldo nella notte maledetta, come c’erano anche le altre amiche che ieri sono arrivate insieme a lei a Palazzo di Giustizia. La maggior parte di loro va già all’università. La maglietta in ricordo di Benedetta l’hanno srotolata con affetto e se la sono portata al petto. "Sono e sarò sempre con voi – c’era scritto – non dimenticatemi mai. Ciao Beba". All’ingresso in tribunale però la vigilanza della struttura non ha consentito ai ragazzi di entrare con le magliette al seguito. L’avvocato Irene Ciani, che rappresenta la famiglia Vitali, ha dovuto farle mettere in un busta e consegnarla al vigilante, con chiaro disappunto "approfondirà questo divieto". Per i ragazzi era solo un ricordo e ci tenevano ad averle con loro in aula. "Siamo in tribunale oggi – ha aggiunto Rebecca – perché sono passati quattro anni e giustizia per la tragedia ancora non è stata fatta anche se le responsabilità e chi ha sbagliato quella sera sono chiare a tutti. Il processo sta andando per le lunghe, non è giusto né per noi né per i ragazzi che erano lì. Anche noi eravamo lì quella sera. Non è giusto per le famiglie che dopo quattro anni devono ancora andare a rincorrere la giustizia quando dovrebbe essere una cosa certa e veloce per chiudere un capitolo e cercare di convivere col dolore".

Rebecca ha ricordato anche quella serata in discoteca. "Ci stavamo divertendo molto – ha detto – era un festa in cui eravamo tutti insieme. Poi con la calca ognuno di noi si è trovata da sola e ci siamo riviste solo fuori. Una amica ci aveva detto di Benedetta ma non ci credevamo, abbiamo compreso la verità la mattina dopo". Gli amici di Benedetta ieri erano in tribunale anche per tutte le altre vittime. "Una giustizia che va fatta all’unisono – ha osservato Enrico Zanarelli – siamo qui per cercare di chiudere un capitolo brutto, non per rimarginare una ferita che non si curerà mai, ce lo meritiamo noi amici e anche gli altri amici e soprattutto le famiglie che devono venire qui ogni volta e si vedono prolungare i processi. La banda dello spray? Le colpe sono trasversali, non sono tutte di quei ragazzi, anche le istituzioni dovrebbero tutelarci e gli adulti, sono venuti a mancarci di rispetto quella sera".