Odor.net puzza di bluff: "Non funzionava"

Nel mirino della Procura il sistema di rilevamento dei cattivi odori: "Pagato dall’Api all’Arpam e volutamente sotto utlizzato"

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di Andrea Massaro

Si chiama "Odor.net". Non aveva e non ha la pretesa di risolvere il problema ambientale di Falconara. Ma può essere un valido aiuto. Per farla breve è un sistema che attraverso una app scaricata su un comune smartphone consente ad ogni cittadino di diventare sentinella, segnalando cattivi odori provenienti dall’Api e da altre industrie che insistono sul territorio. In tempo reale. Bella idea. Sponsorizzata in pompa magna, con tanto di complimenti pubblici. Senza dubbio una cosa utile.

A patto che funzioni. La Procura di Ancona, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 18 persone nell’ambito dell’inchiesta "Oro nero" condotta dai carabinieri del Noe dopo l’incidente al tetto galleggiante del serbatoio Tk 61 da cui nell’aprile 2018 fuoriuscirono miasmi insopportabili, ha il sospetto che Odor.net sia un bluff. Anzi, qualcosa di più di un sospetto, visto che lo scrive nell’avviso di chiusura indagini notificato ai 17 tra dirigenti e tecnici della raffineria Api e all’ex direttore dell’Arpam Giancarlo Marchetti. Proprio quest’ultimo, insieme all’Api, fu artefice del lancio di "Odor.net"

Commettendo, a detta degli inquirenti, un reato. Il 29 gennaio del 2020 Marchetti e l’ad Giancarlo Cogliati stipularono "un atto unilaterale d’obbligo che recepiva il progetto OdorNet.ArpaMarche", in virtù del quale Api Raffineria si impegnava ad acquistare e poi a fornire gratuitamente ad Arpa Marche, 5 campionatori del valore di 204 mila euro per la caratterizzazione quali-quantitativa delle immissioni odorigente prodotte dall’Api". Secondo l’accusa l’atto unilateriale aveva un "indubbio ritorno pubblicatorio per l’Api e inoltre la stessa società era interessata alla gestione del sistema di controllo dell’inquinamento ambientale da essa prodotto". Per gli inquirenti Marchetti avrebbe dovuto indire una gara d’appalto per l’assegnazione del servizio. Ma ciò che salta più all’occhio è che il controllato (l’Api) finanziava "e metteva a disposizione del controllore (Arpam) gli strumenti per eseguire l’attività di controllo". Marchetti avrebbe garantito "il sotto utilizzo dei sistemi di captazione e delle risultanze analitiche" stando alle indagini del Noe "mediante la gestione riduttiva dei parametri di attenzione che avrebbero fatto attivare le centraline. Ciò al fine di rappresentare risultati analitici inferiori a quelli reali". Tanto che il report del 31 maggio 2022 evidenzia una situazione sotto controllo, con un calo della partecipazione dei cittadini alle segnalazioni. Davvero strano, perchè proprio i cittadini "in numerose denunce e segnalazioni agli organi preposti, davano conto dei degli eventi odorigeni molesti e dei ripetuti malfunzionamenti della piattaforma che di fattoi la rendevano inutilizzabile".

Cui prodest? "Si assicuravano – dicono gli inquirenti – un ingiusto vantaggio patrimoniale deivante dal sotto utilizzo della strumentazione fornita che consentiva di prospettare una condizione ambientale non rispondente al vero".