Omicidio Senigallia, Alfredo Pasquini prima di morire: "Venite, mio padre mi ha sparato"

Il ragazzo voleva soldi per la droga. I due litigavano continuamente

Omicidio Senigallia

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Senigallia, 30 marzo 2021 - "Venite mio padre mi ha sparato". È stato Alfredo Pasquini, 26enne di origini peruviane, a chiamare i soccorsi dopo aver raggiunto sanguinante la sua stanza da letto al piano superiore della casa di campagna di Senigallia, frazione di Roncitelli dove viveva con il padre Loris, 73enne ferroviere in pensione. Il colpo alla giugulare, partito da una Beretta calibro 9 detenuta illegalmente, non ha lasciato scampo al giovane.

Omicidio di Senigallia: la compagna di Loris Pasquini ospitata dalla Caritas

L’ennesima lite è scoppiata tra i due poco prima delle 17,30, quando una testimone, di passaggio con l’auto davanti all’abitazione, avrebbe notato il giovane che prendeva a calci, con violenza la macchina del padre. Poi l’uomo sarebbe sceso dall’auto e al culmine della disperazione, sarebbe entrato in casa, avrebbe impugnato la pistola: un solo colpo e Alfredo è morto poco dopo dissanguato. Il personale medico, intervenuto sul posto non ha potuto fare altro che constatare il decesso. Ad assistere alla scena, la compagna del padre, una donna thailandese che è stata trovata dai militari in stato di choc.

Aggiornamento Padre arrestato dopo un lungo interrogatorio

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L’uomo è stato portato nella caserma dei carabinieri di via Marchetti dov’è stato interrogato. Al termine dell’interrogatorio, protrattosi fino a notte, verrà verosimilmente emesso dal pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Paolo Gubinelli un provvedimento di fermo. A condurre le indagini i carabinieri del comando provinciale di Ancona, agli ordini del colonnello Cristian Carrozza. Se la dinamica sarà confermata, Loris Pasquini sarà accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela diretta della vittima. Reato per il quale è previsto l’ergastolo. Loris Pasquini avrebbe diverse precedenti penali a suo carico: minacce, violenza sessuale. Nel 1999 un divieto di detenere armi. Ora i carabinieri stanno cercando di capire la provenienza dell’arma. Tra Loris Pasquini e il figlio le liti erano frequenti. Alfredo aveva problemi di tossicodipendenza e in passato, per venirne fuori, era stato in una comunità. Da tempo soffriva anche di problemi psichiatrici che spesso lo portavano ad essere violento.  

Proprio come ieri: Alfredo pare cercasse soldi da suo padre. Il rifiuto del genitore avrebbe innescato la miccia. Così ha aspettato che rientrasse, ha preso a calci l’auto del padre quando l’uomo era ancora al volante e poi tra i due sono volati insulti davanti all’uscio del casolare. Fino allo sparo che ha messo fine alla vita del figlio. Il 27enne era nato dalla relazione che Pasquini aveva avuto con una donna di origini peruviane molto più giovane di lui. Poi con il passare del tempo i problemi si sono sommati ad altri grattacapi e i due hanno deciso di separarsi. Alfredo e Loris vivevano nella stessa casa, il padre al piano inferiore con la nuova compagna e il 27enne al piano superiore: due ingressi diversi ma che non sono bastati per evitare la tragedia. Alfredo aveva spesso bisogno di soldi. Aveva anche frequentato una comunità per tossicodipendenti ma con scarsi risultati, non era mai riuscito a venirne fuori completamente.

Lontano dagli amici, dai social viveva solo in quella casa che per lui era diventata come una prigione, soprattutto in questi ultimi mesi, quando la pandemia lo aveva limitato negli spostamenti, aggravando probabilmente la sua tenuta mentale. Problemi che negli anni pesavano come un macigno anche per Loris, che non riusciva più a gestire una situazione diventata insostenibile. Dopo un lungo interrogatorio l’uomo potrebbe essere risentito anche nella giornata di oggi e con lui anche la sua compagna che si trovava nell’abitazione di via Sant’Antonio al momento della tragedia ma che non è chiaro se abbia assistito o meno alla tragedia. Ieri sul posto anche gli uomini della scientifica che hanno minuziosamente ricostruito il percorso fatto dal giovane: dalla veranda dell’abitazione, dove sarebbe finito il colpo, fino alla camera da letto del suo appartamento, dove il ragazzo si sarebbe trascinato con le ultime forze nel tentativo di dare l’allarme e salvarsi. Senza riuscirci.