"Ospedale, l’Utic è di nuovo a rischio chiusura"

Il Comitato in difesa del ’Principe di Piemonte’ lancia l’allarme: "Pronti alla mobilitazione, si tratta di nuove promesse non mantenute"

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In ospedale continuano i disservizi e torna lo spettro della chiusura dell’Utic. A lanciare l’allarme è il Comitato a Difesa dell’Ospedale di Senigallia che riaccende i riflettori su il reparto di Cardiologia, già finito nel mirino cinque anni fa, proprio a causa dello smantellamento che aveva penalizzato il reparto: "Sembrerebbe che da una recente riunione, in applicazione della n.3612017, si voglia chiudere la Cardiologia Utic – spiega il Comitato –. È chiaro che non siamo affatto d’accordo e qualora non sia una semplice voce ci riserviamo di organizzare manifestazioni pubbliche di opposizione a questa decisione che si manifesta anche come atto discriminatorio soprattutto dopo tante promesse che al dicevano il contrario, ovvero che l’Utic rimaneva". Una notizia preoccupante che vede diminuire ancora una volta i servizi, a dispetto delle riorganizzazione e delle promesse che da anni vengono riservate al ‘Principe di Piemonte’. "Nei giorni scorsi ci è giunta voce di un collegio di direzione con la dirigente Asur e Av2, Nadia Storti, e i direttori dipartimento, del pronto soccorso e altri, in cui si affermava che dovevano essere finalmente distribuite tutte le Unità Operative previste dalla determina n.3612017 ma non ancora assegnate – prosegue il Comitato - l’importanza di queste nomine oltre che organizzativa è anche economica, perché l’assegnazione delle U.O. sancite dalla n.3612017 va poi a costituire il fondo in cui afferiscono tutte le voci economiche dei medici, necessarie per la loro progressione di carriera. Perdere una di queste unità operative, non assegnarla, significa farsi decurtare il fondo e quindi avere meno risorse economiche anche per la futura azienda".

Il Comitato torna a battere i pugni sul tavolo e sull’Utic chiede una pressione politica per cercare di mantenere il servizio. Problematiche a cui si aggiungono le tante che attraversano i pazienti ricoverati nei reparti, dove la carenza di personale si fa sempre più sentire: a peggiorare la situazione è il Covid che limita le visite dei familiari e di conseguenza costringe infermieri e oss ad occuparsi completamente dei pazienti, ma sempre con lo stesso numero di personale. Per non parlare delle lunghe attese al Pronto Soccorso, dove per una frattura si attendono in media sei ore o le liste di attesa, sempre più lunghe e che spesso, per accorciare i tempi, costringono i pazienti ad attraversare tutta la Regione.