
Il sommo poeta avrebbe detto di lui ‘quell’uom di multiforme ingegno’, una laurea in fisica, mai utilizzata, giornalista, pittore autodidatta...
Il sommo poeta avrebbe detto di lui ‘quell’uom di multiforme ingegno’, una laurea in fisica, mai utilizzata, giornalista, pittore autodidatta e attento al fermento artistico contemporaneo, critico d’arte. Parliamo di Renato Paresce (Carouge 1886- Parigi 1937) origini svizzere figlio di un palermitano militante socialista e di madre russa formatosi nella Firenze cosmopolita un passione per la pittura nata frequentando i caffè parigini ed entrando in contatto con artisti come Pablo Picasso, Sergej Djagilev, Max Jacob, Amedeo Modigliani.
A Renato Paresce e Les italiens de Paris, sullo sfondo del periodo dorato della Belle Epoque, è dedicata la mostra di Palazzo Bisaccioni curata da Stefano De Rosa e inaugurata ieri alla presenza dei vertici della Fondazione Carisj il presidente Paolo Morosetti il segretario Generale Mauro Tarantino, del vicesindaco o dell’assessore alla cultura del comune di Monte Vidon Corrado la cittadina del fermano che ha ospitato la prima tappa dal 2 marzo al 4 maggio alla casa museo Osvaldo Licini.
La mostra, aperta tutti i giorni dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30 (chiuso il 15 agosto) comprende un nucleo di opere degli italiani di Parigi tra le quali un ritratto di signora di Giorgio De Chirico del 1921, un ritratto di Marina Severini di Gino Severini di fine anni 30 e un Capriccio metafisico di De Pisis del 1918-20.
g.a.