Pazienti Covid in pronto soccorso Lunedì nero: fino a 10 ore di attesa

A Torrette è praticamente impossibile trovare per loro un posto letto nelle aree dedicate: "parcheggiati" sulle barelle

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di Pierfrancesco Curzi

Una decina di pazienti positivi al Covid sono arrivati ieri in pronto soccorso a Torrette, ma trovare loro posto nelle aree ospedaliere dedicate alla pandemia è praticamente impossibile. Il virus circola ancora, non è più letale come due anni fa, ma contagia e rischia di mandare di nuovo in apnea metà ospedale regionale. È stato un lunedì nero, anzi nerissimo, quello di ieri per il pronto soccorso di Torrette. Tanto per cambiare un afflusso fuori controllo ha mantenuto alta la tensione ieri, soprattutto a causa del continuo arrivo di casi Covid. Si tratta di pazienti per la quasi totalità ultraottantenni, positivi per e con Covid, costretti a restare nell’area dedicata in pronto soccorso perché le uniche due aree dedicate, i due reparti di malattie infettive, sono piene da giorni. Tenere pazienti in pronto soccorso significa dedicare un’area e personale al virus e dunque limitare le forze per il resto dell’attività.

Ieri mattina alle 10 i tempi di attesa per i codici verdi erano di oltre 7 ore e la situazione è andata peggiorando nel corso del pomeriggio. Una media fissa di 60-70 pazienti, codici bianchi (i meno gravi che non dovrebbero, come la maggior parte dei verdi, mai arrivare in pronto soccorso ma filtrati dai medici di base) in attesa per oltre 10 ore. Ieri pomeriggio dopo le 18 lungo il corridoio del pronto soccorso c’erano 8 pazienti barellati, le sale di visita a pieno regime e la sala d’attesa piena. Una sala d’attesa che presto, forse già entro l’anno, verrà allargata grazie ai lavori last minute voluti dalla direzione generale e realizzati in tempi record grazie alla direzione lavori dell’azienda. Quanto meno con spazi più ampi (ricavati nell’area esterna attigua al pronto soccorso) sarà inferiore anche la promiscuità e il rischio di ulteriori contagi.

Ieri mattina la maggior parte dei pazienti in visita era accompagnato da più di un familiare, nonostante il regolamento imponga norme ferree che nessuno rispetta. Restando in tema Covid, la situazione nell’altra area a lungo sotto stress a causa dell’ondata pandemica è stata la terapia intensiva. L’ultimo rilevamento parla di tre pazienti ricoverati nell’area dedicata della clinica di rianimazione. Si tratta di persone che sono risultate positive al virus Sars-Cov2 dopo il test a cui viene sottoposto ogni ricoverato a Torrette. Pazienti con quadri clinici pregressi gravi costretti a essere ricoverati nell’area speciale Covid della terapia intensiva, un’altra di quelle che dal marzo 2020 in pratica non è stata mai smantellata del tutto se non per brevissimi periodi. Al momento in malattie infettive c’è un solo paziente che sta palesando una brutta polmonite Covid e dunque non è ricoverato ‘con Covid’. Si tratta di un anziano che, vista l’età e le comorbidità (altre patologie) potrebbe non finire mai in rianimazione ma essere trattato nel reparto non intensivo con tutte le tecniche e le procedure, dall’ossigenazione al casco cpap.

Infine resta alta l’attenzione e il numero di contagi nel cluster esploso la settimana scorsa nel reparto di ortopedia, sempre all’interno dell’ospedale di Torrette. Si parla di una ventina di contagi che restano tali dopo che il virus è riuscito a penetrare all’interno dell’area ospedaliera. Di fatto ortopedia è al momento un’area Covid fino a quando i contagi non diminuiranno.