Pd, congresso in autunno con le primarie

Nell’Assemblea regionale passa la linea che era stata tracciata dal partito di Ancona e che dovrebbe portare anche a candidature esterne

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Gli specialisti del pantano sono sempre i migliori ad uscire dalle sabbie mobili, grazie alle procedure interne di un partito sconfitto dalle urne e non capace dopo lustri di governo di tornare a fare oppposizione.

L’assemblea regionale del Pd si è chiusa con il mantenimento dello status quo attraverso la conferma del segretario-traghettatore Giovanni Gostoli, che dovrebbe però trovare al suo fianco un comitato regionale che lo accompagni in questi mesi.

Il fatto di avere ottenuto 37 voti su 95 aventi diritto può colpire i meno cinici. Basta ed avanza per garantire che "la relazione del segretario è stata votata all’unanimità". Coloro che volevano un cambiamento sottolineano soprattutto il fatto che nella relazione del segretario si recepisce il documento votato dalla Unione Comunale di Ancona, spinto con forza dai consiglieri regionali anconetani Antonio Mastrovincenzoe Manuela Bora e fatto proprio dalla sindaca della città Valeria Mancinelli e dalla direzione provinciale del partito.

Il congresso si farà ad ottobre probabilmente in forma di primarie e con la massima apertura. "Non poco per chi avrebbe voluto far eleggere il nuovo segretario dall’assemblea regionale", commenta la consigliera regionale Manuela Bora. La linea di Silvana Amati e Giovanni Gostoli ha prevalso con una quasi unanimità che assomiglia fin troppo al tradizionale equilibrio di una politica di altri tempi. Chi voleva cambiare si è dovuto accontentare della dichiarazione di un congresso aperto e in versione primarie da fare in autunno, tra ottobre e novembre, Covid permettendo, e dopo le elezioni amministrative.

A mettere il sigillo politico su un’assemblea così fatta è stato l’intervento di avvio di Palmiro Ucchielli che voleva salvaguarda la permanenza dell’assemblea e il ruolo di Giovanni Gostoli portando il più a lungo possibile.

Inoltre il comitato appare un tutti dentro che non serve a molto e non delude nessuno: parlamentari, consiglieri regionali, sindaci ed ex dirigenti di partito sono a parole già coinvolti. E anche la presentazione della kermesse regionale fatta via stampa come un confronto personale costruito ad hoc serviva per evitare un accordo vero, magari sofferto sul futuro del partito. Oltre che a mettere in cattiva luce una possibile candidatura di Luca Ceriscioli.

Traghettiamo, traghettiamo, da qualche parte il vento e la corrente porterà il Pd marchigiano. Di sicuro l’idea di evitare qualsiasi confronto reale e di contenuto dice chiaramente quello che è il presente del Pd e magari anche il futuro. Un congresso aperto potrebbe anche permettere di fare entrare aria nuova ma i maggiorenti preferiscono l’odore del vecchio che conoscono meglio.

"Un Congresso vero e partecipato, che, preveda a tutti i livelli, lo strumento delle Primarie – scrivono dall’Unione di Ancona – può essere funzionale ed utile, non solo a riannodare il rapporto con i nostri elettori e iltessuto sociale ed economico, ma altresì a dare impulso a un’iniziativa politica forte".

Pertanto si propone che le Primarie possano essere assunte come strumento per la selezione delle candidature a tutte le cariche monocratiche e alle assemblee elettive, anche di livello regionale".

Fino a qui il documento di Ancona che però non ha trovato tutto il sostegno che era necessario e possibile. Con l’area di Pesaro divisa non si trova più un equilibrio che possa consentire una ripartenza reale. La serietà di Ceriscioli non basta in questo senso come non è bastata quando fu allontano dalla presidenza regionale. Il Pd produce questo, non di più.

Luigi Luminati