Pedina e sperona l’ex con l’auto: stavolta lo stalking è al femminile

La storia tra la 44enne e un 36enne risale al 2012: quando lui decide di troncare la relazione lei n accetta la fine della storia d’amore e inizia a perseguitarlo fino a quando nel 2017 arriva la denuncia

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Un trasloco li aveva fatti conoscere. Da Roma lei doveva tornare ad Ancona e tramite il padre era stata aiutata nelle operazioni di trasferimento da un istruttore di fitness. Tra i due era sbocciata un’attrazione e avevano iniziato una relazione sentimentale e a frequentarsi.

Quando lui avrebbe deciso di troncare la storia la donna avrebbe iniziato a perseguitarlo. Pedinamenti quasi giornalieri, inseguimenti con l’auto con la quale una volta lo avrebbe anche speronato, incursioni in casa con pugni per sfondare la porta e farsi aprire, scenate in pubblico, offese, e perfino una trasferta in Grecia presentandosi alla mamma dell’ex, che era in vacanza, come la dolce metà del figlio. "Signora ci metta una parola buona anche lei".

I comportamenti persecutori sarebbero andati avanti quattro anni fino a sfociare in un processo per stalking. Imputata una donna di 44 anni, difesa dagli avvocati Andrea Dotti e Andrea Natalini. Parte civile con l’avvocato Federica Battistoni un uomo di 36 anni.

Entrambi sono residenti ad Ancona. Sarebbe stato lui ad essere perseguitato dalla ex che non si sarebbe mai rassegnata della fine della loro relazione. Sulla storia avuta, sbocciata nel 2012, i due hanno versioni discordanti. Per l’uomo lei sarebbe stata una compagna saltuaria, senza vincoli e senza impegni. Per l’imputata si sarebbe trattato di un rapporto tra fidanzati tanto che, stando alla difesa, lei sarebbe stata solo gelosa quando lui frequentava altre donne.

Diversi gli episodi contestati e durati fino al 2017, quando il 36enne ha sporto poi denuncia ai carabinieri. La 44enne un giorno l’avrebbe speronato lungo l’asse nord-sud, inseguendolo con l’auto. Un’altra volta l’avrebbe seguito fino al porto dandogli del "porco" davanti ad altre persone. Poi si sarebbe presentata a casa sua tirando pugni alla porta. Chiamate e messaggi sarebbero stati all’ordine del giorno.

Stando alle accuse la donna avrebbe fatto anche un profilo Facebook sotto altro nome per prendersela con le donne che lui frequentava. In una occasione avrebbe scritto sulla porta di casa di una ragazza "muori t." dandole della poco di buono. Poi il viaggio in Grecia dalla madre del 36enne che se la sarebbe vista piombare in casa chiedendole aiuto per la relazione sentimentale. Ieri in tribunale sono stati sentiti una decina di testimoni, tra quelli di parte civile e quelli della difesa, dove sono stati ricostruiti i vari episodi in maniere diverse. La giudice Maria Elena Cola ha rinviato all’udienza del 10 marzo per sentire l’ultimo teste della difesa, chiudere il dibattimento e dare avvio alla discussione. Per la verità bisognerà aspettare la sentenza.

Marina Verdenelli