"Periodo deprimente Serviva il taglio netto con l’era Mancinelli"

Renato Galeazzi è stato primo cittadino della Dorica per otto anni "L’amministrazione uscente si è autocelebrata, cittadini lontani".

"Periodo deprimente  Serviva il taglio netto  con l’era Mancinelli"

"Periodo deprimente Serviva il taglio netto con l’era Mancinelli"

di Giacomo Giampieri

Renato Galeazzi, 78 anni a ottobre, stimato medico e parlamentare italiano. Si è avvicinato alla politica nel 1993 ed è stato eletto sindaco a giugno di quell’anno, sostenuto dalle forze di centrosinistra. Sotto la sua sindacatura, Ancona ha conosciuto un chiaro rilancio dal punto di vista economico, culturale e sociale e si è affermata come capoluogo anche a livello nazionale. Riconfermato nel 1997, si è dimesso nel marzo del 2001. "Dovevo stare quattro mesi per qualcuno, sono rimasto per otto anni", confessa oggi al Carlino. Anche in quel caso Ancona è stata commissariata. Dopo l’esperienza da parlamentare con i Democratici di Sinistra, prima, e con il Partito Democratico, poi, da maggio 2001 ad aprile 2008, nel 2009 si è ricandidato a sindaco con una civica sfiorando il 9%. "Con il mio approccio pragmatico volevo aiutare a risollevare la città", aggiunge Galeazzi. È uscito dalla scena politica dopo alcuni procedimenti penali che lo avevano visto coinvolto, per i quali è stato però assolto definitivamente per non aver commesso il fatto.

Galeazzi, cosa ha indicato questo voto amministrativo?

"Che Ancona è reduce da un periodo deprimente negli ultimi tempi e gli anconetani hanno chiesto cambiamento e rilancio. L’amministrazione Mancinelli si è specchiata troppo e si è autocelebrata, soprattutto nel periodo conclusivo. Ha perso contatto con la popolazione, c’è stata una cesura netta con i cittadini. E la loro proposta, evidentemente, non era nuova. Ma la continuità della precedente".

Pensa che abbia inciso il vento di centrodestra che soffia sul Paese?

"Non scherziamo. Il voto amministrativo è esclusivamente locale. Anzi, le dico di più. Io questo ‘effetto Schlein’ di cui si parla non l’ho visto. Tant’è che a livello nazionale le cosiddette roccaforti rosse sono cadute. Piuttosto credo che la Meloni, naturalmente lontana dai miei ideali politici, con furbizia e intelligenza ha saputo parlare a tanti. Anche a chi si aspettava i disastri delle destre".

In che senso serviva una proposta nuova su Ancona?

"Hanno fatto molto in questo periodo, anche la Mancinelli. Soprattutto nella prima sindacatura. Questo non si può negare. Poi però è cambiato qualcosa e non è bastato rattoppare qualche buca. Era opportuno parlare e intervenire nei temi cari alla sinistra: sociale, lavoro, cultura, per dirne alcuni. Con la candidatura di Ida Simonella, seppur brava, non si è visto uno stacco col passato. Bisognava dare un taglio, assicurare più autonomia, una personalità non dico dirompente, ma che almeno potesse abbracciare una maggioranza più ampia di elettori di centrosinistra".

Senza essere indiscreti: l’ha votata?

"Posso dirle che ho le mie simpatie politiche. Sono un ‘renziano’ vecchia maniera e ho mantenuto questa coerenza di pensiero".

E del nuovo sindaco Silvetti, che dice? "Lo conosco bene, sin dai tempi di quando era consigliere comunale di opposizione. Ho un buon rapporto personale con lui, è un professionista che penso possa far bene. Ma mi permetto di dargli un consiglio. Qualche saggio diceva che il budino, prima di dire che è buono, va assaggiato. Quindi si abitui presto al mestiere di sindaco: il più difficile".