MARINA VERDENELLI
Cronaca

Perizia sul cellulare del ragazzo: "Le prove del bullismo nelle chat. Istigato a uccidersi da quei quattro"

L’avvocato della famiglia ha mostrato alcuni contenuti dei messaggi scritti fino all’ultimo giorno di vita "Leonardo era angosciato e ha fatto anche i nomi di chi lo ha perseguitato: provò pure a farci pace".

Al centro, l’avvocato Pia Perricci che mostra la perizia della Procura. nel suo studio di Pesaro. Al suo fianco ci sono. i genitori di Leonardo: Francesco e Viktorya

Al centro, l’avvocato Pia Perricci che mostra la perizia della Procura. nel suo studio di Pesaro. Al suo fianco ci sono. i genitori di Leonardo: Francesco e Viktorya

In quattro contro Leo, due femmine e due maschi, infastidito a scuola e anche minacciato di prenderle, in palestra. "Guarda che ti picchio, ti faccio male", sarebbe arrivato a dirgli uno dei quattro bulli che avrebbero preso di mira Leonardo Calcina, il 15enne di Senigallia trovato morto il 15 ottobre scorso, nelle campagne di Montignano. Il minorenne si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza del padre vigile urbano, presa dalla cassaforte dove la custodiva. Con quei quattro, compagni di classe all’alberghiero Panzini, tutti coetanei tranne uno perché ripetente, Leonardo voleva anche far pace, chiedere una tregua tanto che ad uno di loro aveva tentato di stringere la mano. "Diventiamo amici, dai" gli avrebbe detto, ma la tregua gli era stata negata. Confidandosi con un amico via chat sul telefonino Leo gli scriveva: "Li vorrei ammazzare, è da troppo tempo che sto con questa angoscia, io li ammazzerei di botte se fosse per me, perché devono cagare il ca... a chi non fa niente?".

Frasi e stati d’animo del minorenne emergono dal contenuto del cellulare del 15enne, sottoposto ad una perizia tecnica che la Procura ha affidato all’analista forense Luca Russo e depositata nei giorni scorsi. In 20 pagine ci sono i contenuti dell’accertamento, non più secretati, resi noti ieri dal legale dei genitori del ragazzo deceduto, l’avvocato Pia Perricci, in una conferenza stampa convocata nel suo studio a Pesaro e dove erano presenti anche la mamma di Leo, Viktorya e il padre, Francesco. "Ci sono molte frasi che confermano l’istigazione al suicidio di Leo – ha detto Perricci – i genitori lo hanno sostenuto dal primo momento". Per i familiari il figlio è stato vittima di bullismo a scuola. "Era esasperato e angosciato Leo – ha continuato l’avvocato Perricci – preso in giro continuamente, non sapeva più come risolvere il problema. Nella perizia ci sono le prove del bullismo, le indagini devono andare avanti, daremo battaglia fino alla fine. C’è la responsabilità della scuola per mancata vigilanza, c’è l’istigazione al suicidio, molte frasi significative".

La perizia riporta il contenuto di un iPhone ultimo modello, messaggi dal 1 ottobre al giorno prima di morire. "Fino a quando non è scomparso ci sono state chat scherzose tra Leo e il padre – ha osservato il legale – aveva cenato a casa sua, non c’era nessun rapporto in crisi tra Leo e il padre e nemmeno tra Francesco e Victorya, pur essendo separati erano due persone che si prendevano cura del figlio che è stato strappato dalla loro vita".

Nei messaggi che Leonardo scambiava con il suo amico fa i nomi dei quattro. L’amico gli aveva scritto che li aveva sentiti parlare male di lui e prenderlo in giro. "Non dirmi chi sono, te li dico io i nomi", gli aveva risposto Leo indovinandoli. Il 1 ottobre scrive alla mamma che gli chiedeva come stava: "Rimane il fatto che se non la smettono tendenzialmente gli farò del male". Poi le racconta che uno lo aveva minacciato di picchiarlo e Leo avrebbe detto "dai prova, vediamo che succede". Poi il giorno alla madre aveva però detto "non posso rispondere così, li istigo". Nemmeno un braccialetto rosso che la madre gli aveva regalato come portafortuna lo aveva aiutato "cagano il ca... ancora di più", scriveva. Voleva lasciare la scuola e al padre, due giorni prima di morire, scriveva "posso entrare nell’Esercito anche con la terza media, devo risolvere il problema subito".

La madre voleva andare a parlare con la scuola ma per Leo non era la soluzione: "Non sei nemmeno la rappresentante di istituto" gli scriveva rassegnato. All’avvocato è arrivata una lettera anonima dove si parla di clima non sereno a scuola e di un video girato durante una gita scolastica a Cipro che ritrae personale scolastico in atteggiamenti poco consoni.