Pinti guardato a vista in carcere Negati gli arresti domiciliari

Potrebbe però presto lasciare Rebibbia e trovare una sistemazione allo Spallanzani di Roma

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Niente arresti domiciliari per Claudio Pinti che potrebbe però lasciare presto il carcere di Rebibbia forse per lo Spallanzani di Roma. Le sue condizioni, a causa dello sciopero della fame che ha iniziato a dicembre e alla decisione di smettere le cure per l’Aids, sono peggiorate e adesso è guardato a vista in una cella senza suppellettili. La Corte di Appello di Ancona ha respinto la nuova istanza del suo avvocato, Massimo Rao Camemi, che aveva richiesto i domiciliari a casa della famiglia, a Montecarotto. Pinti sta scontando 16 anni e 8 mesi nel carcere romano, dopo due sentenze di condanna, per aver contagiato con il virus dell’Hiv la sua ex fidanzata Romina e aver provocato la morte della sua ex compagna Giovanna Gorini. La Corte ha affidato al medico legale Andrea Mancini una nuova perizia sul suo stato di salute e il professionista ha rilevato che non sussiste una incompatibilità con il regime carcerario per quanto riguarda la malattia base, l’Aids, ma a breve potrebbe essere incompatibile per il deperimento dovuto all’assenza di alimentazione. La detenzione ai domiciliari non sarebbe idonea per le sue condizioni tenuto conto anche che il detenuto avrebbe pianificato "un progetto di auto soppressione", scrive nelle motivazioni del rigetto il presidente della Corte Giovanni Trerè, indicando anche la data per porre in atto il gesto finale, "quale forma di protesta per motivi legati al mancato accoglimento delle precedenti istanze de libertate". Respingendo la richiesta dei domiciliari Trerè ha indicato alla direzione del carcere di individuare una struttura ospedaliera in grado di gestire lo stato di salute di Pinti.

ma. ver.