Pizzeria chiusa tre giorni a settimana "I nostri forni sono sempre accesi"

Patrizia Amadio, titolare del locale di Jesi: "Bollette raddoppiate e il peggio arriverà a ridosso di Natale. Non abbiamo alternative, sono aumentate anche le materie prime tipo i cartoni per alimenti e la mozzarella"

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"Durante il mese di agosto abbiamo cercato di accendere un solo forno, ma questa non è una strategia che può andare avanti a lungo perché il cliente ha voglia di togliersi uno sfizio ogni tanto e vuole poter scegliere il tipo di pizza al taglio e quando preferisce. Stiamo pensando, se il costo dell’elettricità continuerà ad essere questo, di chiudere tre giorni a settimana indirizzando i consumi in quelle specifiche giornate". Così Patrizia Amadio della pizzeria al taglio Meo di Jesi, in via Saffi, alle prese con una bolletta arrivata a 2.058 euro dai 1.080 di un anno fa. "Un sostanziale raddoppio e il peggio arriverà poco prima di Natale, tra ottobre e novembre – spiega al Carlino Patrizia Amadio, accanto al marito Roberto Angelelli – quando il costo dell’energia per noi salirà dai 33 ai 45 centesimi. E per fortuna non utilizziamo anche il gas. Ad agosto abbiamo cercato di razionalizzare l’uso del forno concentrandolo alla mattina ma con settembre e tante iniziative in città tra cui anche la fiera patronale non possiamo farlo. Le persone hanno diritto di gustarsi almeno la pizza e noi dobbiamo continuare a fornire un servizio di elevata qualità". Aumentare i prezzi? "No, non lo facciamo anche se non solo l’energia ma pure le materie prime sono aumentate. Proprio oggi mi hanno proposto il cartone che usiamo per consegnare la pizza da 0.90 centesimi al chilo a 1,20 euro. Tutte le materie prime sono aumentate nelle scorse settimane e di nuovo in questi giorni anche la mozzarella e le uova. I fornitori ci dicono che dipende dalla Russia, ma probabilmente si tratta di speculazione. Noi abbiamo il listino fermo da gennaio e non intendiamo aumentarlo perché sappiamo quanto le famiglie sono già in difficoltà. Lo vediamo anche nel nostro locale dove per qualche pezzo di pizza, i clienti pagano con gli spiccioli, anche le monetine in rame da due centesimi che nell’ultimo periodo riceviamo in gran numero. Avviene sia con i grandi che con i ragazzi, segno del fatto che si sta raschiando il barile. Se la situazione continuerà ad essere questa dovremo chiudere tre giorni alla settimana concentrando le vendite negli altri giorni e limitando i consumi, magari suggerendo ai clienti di congelare la pizza. Bisogna considerare che i nostri forni stanno accesi dalle 6 di mattina alle 20,30, a volte le 21, per garantire un prodotto sempre fresco e fragrante. Al momento non vediamo altre soluzioni". "Per 25 anni ho fatto l’operaio – aggiunge Roberto Angelelli - e conosco bene le difficoltà. Cerco di immedesimarmi nelle famiglie e per questo nonostante tutto non aumentiamo i prezzi. Voglio però ricordare che su queste bollette impazzite noi paghiamo l’Iva al 22 per cento allo Stato, pari a quella di un bene di lusso e lo troviamo davvero assurdo. Serve un intervento tempestivo per farci sopravvivere". Sara Ferreri