"Più squadre di rapinatori, criminali seriali"

Le motivazioni della condanna dei sei modenesi che spruzzarono lo spray in discoteca, il Gup: "Erano specializzati nei colpi"

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di Marina Verdenelli

Più "squadre" che agivano in virtù di un rapporto "a geometria variabile" e a seconda dei soggetti disponibili, delle necessità individuali, delle caratteristiche del locale e dei rapporti personali del momento. Criminali seriali sì ma non una associazione a delinquere perché non si è ritenuta "pienamente formata la prova della sussistenza del reato associativo". Così il gup Paola Moscaroli scrive nelle motivazioni della sentenza che tre mesi fa ha portato alla condanna della banda dello spray, i sei giovani della della Bassa Modenese accusati della tragedia avvenuta alla Lanterna Azzurra di Corinaldo la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.

Nella discoteca, a causa del panico scaturito dalla sostanza urticante, morirono cinque minorenni e una mamma, schiacciati da una folla in fuga nel tentativo di uscire dal locale. Il 30 luglio scorso la banda, giudicata con il rito abbreviato, è stata ritenuta colpevole dell’omicidio preterintenzionale, delle lesioni personali anche gravi arrecate ai feriti, dei singoli episodi di furti e rapine commessi in vari locali notturni d’Italia ma non del reato associativo per il quale è stata assolta. Questo aveva portato a pene più lievi, tra i 12 ai 10 anni di carcere, rispetto a quelle chieste dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai che erano tra i 18 e i 16 anni, ma sempre consistenti. Depositate nei giorni scorsi, le motivazioni scritte dal gup, più di 80 pagine, spiegano come gli imputati hanno solitamente agito in più squadre, scambiandosi tra loro a seconda delle circostanze. Una squadra era composta di norma da Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone e, finché in vita, Eros Amoruso. L’altra squadra era Andrea Cavallari e Moez Akari. Souhaib Haddada e Badr Amouiyah agivano con entrambe le squadre a seconda dei casi. "Nel compiere atti predatori i componenti delle formazioni si suddividevano i ruoli, anche in modo intercambiabile – scrive il gup - non vi è dubbio che gli imputati fossero dei criminali seriali dotati di elevata professionalità ed organizzazione sul piano strettamente operativo nel compimento cioè delle reiterate azioni criminose. Non si ritiene però pienamente formata la prova della sussistenza del reato associativo, sotto vari profili". I motivi per cui è venuta meno l’associazione a delinquere è perché secondo il giudice "il reato associativo si caratterizza per un vincolo associativo stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati, per l’indeterminatezza del programma criminoso, che non viene meno per il fatto che l’associazione sia finalizzata esclusivamente alla realizzazione di reati dello stesso tipo o natura, e l’esistenza di una struttura organizzata idonea e soprattutto adeguata a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira".

Non si ravvisa un "pactum sceleris" (patto per il delitto) ma solo "un accordo di collaborazione stabile tra singole squadre, generalmente operanti in modo autonomo, svincolanti da obblighi di continuità di rapporto tra loro". Per il giudice solo in un numero esiguo di casi le distinte formazioni hanno agito congiuntamente e in modo coordinato. Carente il requisito strutturale. "Al di la della strategia operativa, della tecnica consolidata nella realizzazione delle azioni predatorie – riporta il gup nelle motivazioni - non vi era una apprezzabile organizzazione stabile di mezzi e risorse". I veicoli utilizzati per le trasferte erano quelli in uso ai singoli componenti delle varie squadre. I monili sottratti non entravano nella disponibilità di tutti ma erano monetizzati dagli stessi autori il denaro realizzato non entrava in una cassa comune ma era spartito tra chi aveva partecipato alla singola spedizione.

"Si è trattato solo di professionisti della tecnica predatoria – riporta sempre il giudice – dotati di abilità manuale e in possesso di una strategia operativa consolidata dalla reiterazione delle condotte".