
]Hanno pressoché monopolizzato la "scena" in estate e la loro presenza, seppur ancora contenuta, nelle reti dei pescatori marchigiani, sta facendo suonare un campanello d’allarme che non va affatto sottovalutato. Sono i granchi blu, famelici e aggressivi predatori marini, ormai presenti anche nel medio Adriatico. E allora perché non studiarli, attraverso il Disva dell’Università Politecnica delle Marche? Se ad Ancona sono stati avvistati - e pescati dopo il fermo biologico - ad appena 100 metri dalla costa, nello stabulario dell’Infrastruttura Acquari vengono analizzati dal pool guidato dai docenti Giorgia Gioacchini (Biologia dei vertebrati marini) e Ike Olivotto (Acquacultura). I primi esemplari sono arrivati da Goro. Oggi sono i pescatori locali a fornirli all’Università, avviando un percorso "inedito" per gli Atenei d’Italia perché nel polo di Montedago vengono tenuti in cattività. Questo consente "di osservarli in maniera efficace – spiega Olivotto – Cambiando i parametri negli acquari come il fondale, la salinità dell’acqua, gli alimenti piuttosto che il numero dei granchi. L’obiettivo è fare delle previsioni sulla loro vita". E prosegue Gioacchini: "Sono granchi molto resistenti, voraci e intelligenti. Stiamo studiando delle pratiche che possano tenerli alla larga dagli allevamenti o diminuirne la popolazione". Cosa mangiano? Tutto. "In particolare vongole e cozze, anche se hanno difficoltà nel raggiungere i filari. Ma si nutrono anche di pesci", osservano i professori.
I maschi con le chele blu, le femmine sul rossastro. Ad ogni "lady" possono corrispondere milioni di uova. Elementi che fanno pensare ad un’invasione anche in Adriatico, dove hanno trovato condizioni fertili per vivere. "Ci stiamo concentrando sulle modalità per limitarne la proliferazione – dice Gioacchini – Partendo dalla comprensione di cosa sta accadendo in natura, quante femmine ci sono, dove si spostano, con che velocità si accoppiano e crescono. E possiamo farlo soltanto sul ‘campo’, grazie alla determinante collaborazione dei pescatori da San Benedetto a Fano". Ogni ‘calata’ di rete, c’è sempre qualche esemplare in più. "Una volta che i pescatori ce li portano – continua Olivotto – li mettiamo in vasca e gestiamo vari parametri per arrivare alla primavera 2024, speriamo, con le risposte per contenerne i numeri. Quali strade? Stiamo testando alcuni alimenti che possano interferire con la riproduzione o, contrariamente, quei nutrienti che possano portarli ad una taglia maggiore (in Usa e Cina è fiorente il business dei granchi blu, ndr)".
Ultimo, non per importanza, Gioacchini e Olivotto assieme alla facoltà di Ingegneria stanno brevettando una soluzione per realizzare sistemi di dissuasione. Bocche cucite sui dettagli: "Ma quei sistemi si sono mostrati efficaci sui granchi in cattività". Una buona notizia. Accanto all’imminente stipula della convenzione quadro tra Enti di ricerca e divulgazione scientifica, che formeranno una cordata a livello nazionale sul granchio blu. Granchio che, il 29 settembre, sarà protagonista di un talk show alle 20.15 al locale ‘O Acqua, O Vino’ di Ancona nell’ambito dell’evento griffato Univpm, ‘Sharper – La notte dei ricercatori’.